MODERN TALKING "30"
(2014 )
Non c’è in Italia una cultura dei Modern Talking come c’è nella loro madrepatria Germania e, in generale, in quei paesi dove, per intenderci, soggetti come Pupo e il “simpatico” dei Ricchi e Poveri sono elevati al ruolo di star megagalattiche. E allora è difficile spiegare cosa sia, e cosa possa essere stata, quella sindrome di Stoccolma che lega i fans del duo teutonico a questi soggetti. Che 30 anni fa ebbero una idea meravigliosa (un po’ dell’eurobeat che andava di moda mischiato con barlumi di pianoforte e testi talmente semplici e zuccherosi che hanno inventato, dopo, anche dei motori di ricerca stile “create your own Modern Talking song”) e l’hanno ripetuta ad libitum. Sei album nei primi tre anni di vita, poi una separazione, poi a fine anni ’90 la reunion, altri 5 album in 5 anni (ma stavolta doppi), tutto centrifugando quella stessa idea. Andando spesso e volentieri a scopiazzare ritornelli, titoli e ritmi da robe anni ’70, sorridendo alle telecamere come nemmeno i Beehive, e diventando sia motivo di satira che di devozione. E andando anche a creare dei cloni, sia negli ‘80s che nei ‘90s, tanto che c’è un cantante germanico, tale Mark Ashley, che con la stessa voce o quasi di Thomas Anders ha inciso tal “We’re the fans of Modern Talking”. Come se in Italia, per dire, gli Audio 2 avessero esordito con “Quanto ci piace Lucio Battisti”. Questa raccolta festeggia (?) il trentennale della nascita del duo che, quando duo non è, si divide in melensi album da sofferto e gentil interprete (Thomas Anders) e in partecipazioni ai talent show tedeschi oltre che a velenosissime autobiografie (Dieter Bohlen, la mente dietro a ogni singola nota incisa dai MT). E che ancora adesso, quando escono voci su possibili reunion, fanno uscire titoloni. Ah, e la raccolta? Nulla di che. I singoli degli eighties (qualcuno lo ricordiamo anche da ‘ste parti, vedi “Cheri cheri lady” o “You’re my heart you’re my soul”), quelli della reunion di fine '90, oltre ad una serie di remix e vari ricicli. Oltre ad una cosa che in Germania va molto di moda: il medley con i grandi successi. Ne incisero uno nel ’98 che durava sette minuti. Qualche anno dopo ne fecero un altro che ne durava quindici. Ora si viaggia oltre la mezz'ora, per cui il rischio è che per la quarta versione si vada ad intasare l’universo. E, essendo poi le loro canzoni tutte uguali, un non adepto potrebbe pensare che questo è un unico brano di 35’, essendo impossibile riconoscerne le varie componenti. Amateli, non c’è altra via. (Enrico Faggiano)