L'AME NOIRE  "Lo specchio"
   (2014 )

C'è davvero un grande lavoro, dietro questo album dei cuneesi L'Ame Noire. Non solo per la durata dell'intero progetto, comunque più che ragguardevole (circa un anno per la mera scrittura dei brani, più 4 mesi per le registrazioni e la masterizzazione presso gli storici Abbey Road Studios di Londra: si tratta in realtà di tempi record, in quest'epoca di ''mordi e fuggi''), ma più di tutto per la stupefacente cura che emerge da ogni singola nota e, soprattutto, da ogni singolo passaggio testuale dell'intero lavoro. Non c'è, in tutto l'album, un solo momento che appaia, non dico casuale, ma nemmeno non cesellato, non limato all'infinito, sino a divenire perfetto. Il più grande affronto che potreste fare a questi ragazzi è, semplicemente, dare a questi 10 brani un ascolto distratto, di sottofondo alle vostre abituali mansioni, qualsiasi esse siano: perché ogni canzone, ogni singolo centesimo di secondo di questo lavoro, l'abbiamo detto, è frutto di un lavoro certosino. Nei meandri dei bei testi che compongono questa raccolta c'è un po' di tutto, da Platone a Schopenhauer, da Borges sino a Terry Moore, non mescolati a casaccio ma vissuti, digeriti, elaborati, ed infine legati, con apparente semplicità, alle tematiche della band come un riuscitissimo tutt'uno. Manifesto programmatico del disco è la title track ''Lo specchio'', riuscito e convicente abbecedario dell'attuale rapporto tra realtà ''vera'' e realtà virtuale, non solo a livello sociale ma soprattutto per le problematiche interiori, in un mondo in cui è sempre più difficile mantenere chiara la propria identità a scapito del proprio ''doppio'' virtuale. Da sottolineare anche la notevole ''Atomizzazione'', realizzata insieme al duo siciliano Canone Inverso, la riuscita cover della ''Harrisoniana'' ''While my guitar gently weeps'', ma soprattutto la ballata ''Immobile'', con in primo piano le perfette chitarre di Giuseppe Scarpato, abituale collaboratore di Edoardo Bennato. Nonostante tali e tanti legami culturali, non c'è un briciolo di supponenza, una spanna di ''superiorità'' intellettuale in questi brani: ci sono, viceversa, le tematiche più alte del vivere quotidiano, illustrati alla massaia di Potenza, o all'elettricista di Mazara del Vallo, con la più grande e genuina naturalezza e semplicità. Davvero un lavoro che fa ben sperare, questo ''Lo Specchio'': da assaporare con attenzione, se amate il rock e la buona musica ma, soprattutto, da sbattere sul muso a chi taccia le attuali giovani generazioni di superficialità e pressapochismo. Tutt'altro: questa è una generazione che ragiona. E, se mi passate il fine francesismo, lo fa con le palle. (Andrea Rossi)