ZUCCHERO FORNACIARI "Rispetto"
(1986 )
Sanremo spesso si lamenta di come artisti lanciati dal palco dell’Ariston non ne vogliano sapere poi di tornare. Irriconoscenti, ecco. Però è anche vero che troppe volte le giurie, i Totip, le commissioni varie, hanno preso delle topiche mostruose. Va bene bruciare “Donne”, ma Zucchero diede una ulteriore possibilità, al Festival. Le offrì “Canzone triste”, il cui titolo ben si aggradava alle lagne liguri, presentate quell’anno da Loretta Goggi (che con “Io nascerò” avrebbe potuto largamente vincere quella edizione…). E venne nuovamente preso a pesci in faccia. “Un altro festival amaro per Zucchero” citarono i giornali del giorno dopo, tra i vari hurrah dedicati a Lena Biolcati, vincente tra i giovani. Con le scatole rotte, e forse con il desiderio di dar fuoco a Sanremo, Zucchero non si perse d’animo: mise la figlioletta con trucco punk sulla copertina del nuovo disco, tinse ancor più di negritudine le sue note, e bussò alle porte dei giganti: Gino Paoli duettò in “Come il sole all’improvviso”, Joe Cocker ispirò “Nuovo meraviglioso amico”, e “Sitting on the dock of the bay” venne citata nella prima canzone di Zucchero con titolo chilometrico: “Solo, seduto sulla panchina del porto guardo le navi partir”. La formula era perfetta per le radio, per il Festivalbar, per le spiagge estive, e stavolta il blues che usciva dal cuore di Fornaciari colpì tutta Italia. A Sanremo una canzone come “No no”, con testi come “Che bella gnocca è venuta da me, tua figlia adesso è più sexy di te” , non la si poteva far sentire nemmeno per sbaglio. Ma la gente, stanca di lagne italiche e di esterofilia acuta, aspettava solo questo prodotto. Fu il via di una carriera sfolgorante. (Enrico Faggiano)