24 GRANA  "Underpop"
   (2003 )

Band napoletana in attività da quasi vent’anni, i 24 Grana hanno realizzato sei album senza mai raggiungere grande notorietà. Se da un lato ciò depone a favore della scelta del gruppo, che incide tuttora per una piccola etichetta (sebbene l’ultimo “La stessa barca” sia stato registrato negli U.S.A. con il supporto di Steve Albini), di chiamarsi fuori dal giro grosso, dall'altro testimonia la difficoltà di vergare canzoni capaci di colpire realmente nel segno. "Underpop", album del 2003 che segue di due anni l’ottimo “K”, è fortemente significativo di questa tendenza a rimanere ai margini del bel mondo; è un lavoro che accosta a canzoni davvero ammirevoli episodi di bassa levatura, autentiche cadute di tono che spingono ad interrogarsi non solo sulle intenzioni, ma soprattutto sulle reali potenzialità della band. Belli i suoni, puliti, levigati, equilibrati, interessante la miscela di stili che spazia dal pop-rock (perfetto il brano di apertura, "Canto pe' nun suffrì", fulgido esempio di pop-song radiofonica mid-tempo con un testo non banale ed un ritornello che si lascia cantare) al reggae ("Napule tana" che deve molto a "So lonely" dei Police), fino al jazz-lounge ("Stay on the edge") e ad accenni di indie-rock (“La neve”, deliziosa ballata stralunata). Il limite dei 24 Grana, al di là di una scrittura tanto semplice da apparire talvolta scolastica, risiede anche nelle difficoltà interpretative di Francesco Di Bella (che di recente – va detto - ha lasciato il gruppo) allorchè propone testi in italiano con un’intonazione innaturale e forzata; il pathos lievita invece quando i brani sono cantati in dialetto napoletano, scelta più diretta che regala intensità ed emotività alle canzoni. Gli arrangiamenti sono accattivanti nella loro linda semplicità, ma i pezzi sembrano fermarsi sempre un passo prima di giungere a compimento, cosicchè alla fine di “Underpop” rimane un punto interrogativo: disco mediocre con alcune ottime canzoni, o buon disco con alcune canzoni inutili? Gruppo incompiuto, per nulla indispensabile, ma in grado di offrire a sprazzi qualche lampo di classe pura. (Manuel Maverna)