SNOW PATROL  "Eyes open"
   (2006 )

Gli Snow Patrol sono ricchi e famosi, e non si capisce il perchè. E parliamoci chiaramente: degli Snow Patrol, sestetto irlandese largamente ed inopinatamente sopravvalutato, non c’è alcun bisogno. Intendiamoci: in assenza degli Snow Patrol il mondo della musica e la musica in generale resterebbero tali e quali a come sono, senza spostarsi di una virgola, poco importa quanti album i baldi giovani abbiano realizzato (decisamente troppi), quanti milioni di copie abbiano venduto (troppe, e non si capisce il perchè) e quanti fan possano vantare (troppi, e non si capisce il perchè). Le loro velleitarie canzoni, strutturalmente di una semplicità dilettantesca, sono brutte, ma non lo sembrano, anzi: classici pop-rock mid-tempo da viaggio (“You’re all I have”, “Hands open”) sorreggono ballate da FM dagli ampi – ma debolissimi – ritornelli, segnati dall’esplosione di rassicuranti chitarroni, da coretti da college-radio, da pochi contrappunti, pochissime idee e nessuna variazione, il tutto condito da un bel canto pulito, limpido e stentoreo. Il risultato è un pugno di misere canzoni insignificanti, vuote, ripetitive e prive di interesse, addirittura noiosette, nonchè terribilmente scontate e prevedibili, ma tanto elegantemente e sapientemente prodotte da apparire ingannevolmente valide. Gli Snow Patrol – dei quali il mondo può tranquillamente fare a meno – sono tecnicamente inesistenti come band, e questo imbarazzante “Eyes open” – le cui vendite ammontano a cinque milioni di unità, molte delle quali in UK e Australia/Nuova Zelanda - è disco interamente ascrivibile al lavoro di produzione, senza il quale forse gli Snow Patrol nemmeno esisterebbero, vittime della assoluta mancanza di interesse che impietosa fustiga ogni brano così poveramente assemblato. In “Eyes open” non figura una sola canzone che si lasci ricordare (fa eccezione – in parte – la mielosa “Chasing cars”, che pure suona come una brutta copia dei Coldplay, ed è tutto dire: ma ha cinquanta milioni – sic! – di visualizzazioni su youtube, e non si capisce il perchè), nè per uno spunto memorabile, nè per una melodia particolarmente suadente, nè tantomeno per un qualche incastro ben riuscito. I cinque minuti e mezzo di “Open your eyes” sono emblematici in tal senso, riuscendo nella vituperabile impresa di non far succedere nulla mentre tentano di convincerti del contrario: la deflagrazione orchestrale che occupa l’ultimo minuto e mezzo del pezzo è a tal punto inservibile nella sua piatta, scontata inutilità, da risultare addirittura irritante, e quello che dovrebbe essere un crescendo emotivo naufraga in un tedioso anonimato. E se anche brani che vorrebbero essere intimi ed atmosferici (“The finish line”) collassano invece in una monotona vacuità, forse è proprio il caso di lasciar perdere, abbandonando ben volentieri gli Snow Patrol – gruppo inutile – ai loro milioni di entusiasti estimatori. (Manuel Maverna)