AFTERHOURS "I milanesi ammazzano il sabato"
(2008 )
Dopo lampi di genio e morbide cadute, pause e rinascite, Manuel Agnelli deve spostarsi di lato. Non è più l'autore che fu, quella dissacrante vena che lo animava non si è sopita del tutto - è vero - ma gli anni passano e le cose cambiano, o soltanto cambia il modo che abbiamo di raccontare le nostre storie. E quelle di Agnelli cambiano scenario, dalle umane brutture comuni alle falle ed alle imperfezioni della vita di coppia: il maniaco omicida è divenuto marito e padre, nemmeno lui è più quello di un tempo. "I milanesi ammazzano il sabato" è disco ostico, diverso da tutto quello che gli Afterhours hanno proposto negli anni dello splendore, dell'incertezza e del ritrovato furore: è un passo fuori tempo, una deriva necessaria. Tutto suona ostico, a tratti inascoltabile, dal giro disarmonico che regge "E' solo febbre" alla furia abrasiva di "Pochi istanti nella lavatrice", catapultata in un maelstrom di distorsioni assordanti. I ritmi impazziscono (il tempo dispari di "Riprendere Berlino" col suo assurdo, delizioso ritornello), le liriche divengono farsesche ("E' dura essere Silvan") e trasognate ("Naufragio sull'isola del tesoro"), su quasi tutto il disco troneggia il consueto cut-up di Agnelli che permea di ermetismo racconti di piccoli fallimenti di vita quotidiana. Poche le ancore che legano al passato (la ballata lineare di "Tutto domani", la pagliacciata finto-metal di "Tutti gli uomini del presidente"), in un guazzabuglio impenetrabile che pecca di coesione formale, ma conserva coerenza di contenuti con sorprendente continuità. Laddove la ferocia si placa ("Musa di nessuno", la splendida nenia sintetica di "Dove si va da qui", la conclusiva, toccante "Orchi e streghe sono soli") la band sembra rinascere in una nuova dimensione, un sogno sospeso a mezz'aria, qualcosa di inafferrabile e profondo. Ma forse è proprio quando vanno fuori tema che riescono a graffiare come ai bei tempi bui che furono: i cinque minuti inesplosi di "Tarantella all'inazione", col loro incedere zoppicante ed un testo che gronda cinica disillusione e nichilismo barbaro, riportano tutti a terra, ad occhi spalancati, lontanissimo da qualsiasi sogno. Disco difficile, vero e proprio rebus. (Manuel Maverna)