TONY MC MANUS "The maker’s mark"
(2009 )
Trovare una voce unica su di uno strumento così versatile come la chitarra acustica già non è facile; riuscire a farlo con una lingua vecchia di secoli in cui tale strumento non faceva parte della storia è ancor più degno di nota. In poco più di dieci anni da musicista professionista Tony McManus (nato nel 1965) si è fatto conoscere in tutto il mondo come chitarrista di primo piano nella Musica Celtica. Sin dalla prima infanzia le sue due ossessioni ‘gemelle’ per la musica tradizionale e la chitarra acustica hanno lavorato insieme alla produzione di un approccio originale a quest’antica arte. Nelle mani di Tony la complessa ornamentazione normalmente associata a violini e cornamuse viene accuratamente trasferita alla chitarra, preservando l’integrità e l’impatto emozionale della musica. Autodidatta sin dai primi passi, prima di tutto grazie all’ascolto della collezione di dischi di famiglia, McManus abbandona gli studi intorno ai vent’anni per dedicarsi a tempo pieno alla musica. La scena delle session di Glasgow e Edinburgo fa da sfondo ai primi concerti in Scozia, mentre una registrazione di studio per la radio della BBC, frequentemente riproposta, comincerà a far girare la voce delle sue qualità. Col convinto supporto dell’etichetta Greentrax, McManus si fa conoscere coi primi due album, quello intitolato ''Tony McManus'' del 1996, e ''Pourquoi Quebec'' del 1999, ben oltre i confini scozzesi. Ma è con la registrazione di ''Ceol More'' nel 2002 che la statura di Tony come musicista di prima classe raggiunge un nuovo e più elevato livello. Dopo aver ascoltato il suo lavoro di studio in vari album di altri artisti, la Compass Record di Nashville (USA) pubblica nell’America del Nord “Ceol More”, accolto da una critica entusiastica, che puntualizza la qualità della musica dall’inno ebraico “Shalom Aleichem” all’ingegnoso arrangiamento del brano di Charles Mingus “Goodbye Pork Pie Hat”. Nominato ‘Musicista dell’anno’ sia nei BBC Folk Awards che nei Scottish Traditonal Music awards, nel 2002 “Ceol More” viene premiato come ‘Album dell’anno per la critica’ dalla rivista Acoustic Guitar, aggiudicandosi poi il “Live Ireland Awards” anche qui come disco dell’anno. In un tempo relativamente breve la musica di Tony è arrivata a definire un nuovo ruolo per la chitarra nella musica celtica, facendone uno dei più importanti rappresentanti di musica celtica nel mondo chitarristico, con regolari apparizioni a eventi specifici per detto strumento in contesti dove solo qualche anno fa non ci si sarebbe mai immaginati di ascoltare jigs e reels. Invitato annualmente al Chet Atkins Festival di Nashville, ha partecipato al festival chitarristico di Soave e Pescantina, in Italia; Frankston, in Australia; Issoudun, in Francia; Kirkmichael, in Scozia; Bath e Kent, in Inghilterra; Bochum e Osnabruck, in Germania. Ha poi insegnato in cinque Steve Kaufman’s Acoustic Kamps a Maryville, nel Tennessee. Di recente ha partecipato alla famosa “All Star Guitar Night” al Ryman Auditorium di Nashville, in compagnia di artisti come Steve Morse, Bryan Sutton, Muriel Anderson, Béla Fleck e Victor Wooten, capitanati dal leggendario Les Paul. La sua abilità gli permette di arrivare a un pubblico magari lontano dalla musica tradizionale, e si trova a proprio agio pure in manifestazioni di tipo ‘classico’ come i festival chitarristici di Dundee e Derry (tra tutt’e due ci è stato sei volte) e il festival internazionale di chitarra di Bogotà, dove ha suonato dopo il virtuoso Eduardo Fernandez. Oggi il suo lavoro dal vivo va dalle intimistiche esibizioni soliste agli spettacoli in duo con gli amici Alain Genty, Bruce Molsky e Alasdair Fraser fino al quartetto Men of Steel (coi fidi chitarristi Dan Crary, Beppe Gambetta e Don Ross). Collabora attivamente sia come leader che accompagnatore con Dougie McLean, Phil Cunningham, Mairi MacInnes, Liam O’Flynn, Martin Simpson, Kevin Burke, Alison Brown, Martyn Bennett, Natalie MacMaster, Patrick e Jacky Molard, Mairead ní Mhoanaigh and Dermot Byrne, la Nashville Chamber Orchestra, John Jorgenson, Jean Michel Veillon, Catriona Macdonald, Seikou Keita, Xosé Manuel Budiño, Ewen Vernal e Andy Irvine, solo per citarne alcuni. Di recente si è esibito in tour mondiale con Loreena McKennitt ed ha avuto l’onore di aprire alcuni concerti di Santana e John McLaughlin. È anche molto richiesto come musicista di studio: in tale veste ha lavorato a più di 60 dischi. Aldilà della dimensione solista, ha collaborato sia con cantanti che strumentisti, offrendo le sue caratteristiche sonorità a molti progetti di successo. Negli ultimi anni si è dedicato pure alla produzione: lo stupefacente “Thunderstruck” di Gordon Duncan e il riflessivo “Suil air Ais” di Cathy-Ann Macphee (entrambi per la Greentrax) hanno ottenuto grandi riconoscimenti per le idee a livello di arrangiamenti e il suo sottile tocco. Ovunque venga chiamato, Tony sa portare una carica emotiva e di immaginazione che permettono agli artisti di brillare. Sul palco, in sala di registrazione o dietro un banco di regia, Tony McManus porta con sé un profondo rispetto per la musica tradizionale. Ovunque lo porti il suo viaggio, possiamo stare sicuri che si tratterà di un percorso affascinante. Nel gennaio del 2009 esce quindi questo ''The Maker’s Mark (The Dream Guitar Sessions)''. Il disco nasce da un’idea scaturita nel 2007 al Swannanoa Gathering negli Stati Uniti, dove Tony e il proprietario della Dream Guitars Paul Heumiller si incontrano per la prima volta e parlano di quanto gli strumenti costruiti oggi siano i migliori di sempre. Paul suggerisce a Tony di fare un disco utilizzando le diverse chitarre prodotte dalla Dream. Un’idea che piace a McManus che registra l’album (utilizzando solo strumenti Dream) agli studi della Compass Records di Nashville, mischiando come sempre musica celtica, americana e jazz. ”Essere lasciato in una stanza con chitarre da 175,000 dollari è un po’ come essere nel negozio di caramelle per un bambino, ma ne ho fatto buon uso...”