JOE JACKSON "The Duke"
(2012 )
Facciamo un bel passo indietro, per la precisione fino ad un concerto londinese datato 24 maggio 2007. In quell'occasione Joe Jackson rivelò al suo pubblico che, entro breve, sarebbe entrato in studio a Berlino con la sua band per registrare il nuovo album.
A quel concerto londinese, tenuto alla Carling Academy, Jackson, per la gioia dei suoi fans, propose quindi canzoni inedite che sarebbero poi finite nel nuovo disco ''Rain'' ("Invisible Man", "Citizen Sane", "Wasted Time", "Solo"). Ma, e qui arriviamo al punto, il magico Joe propose, oltre ai suoi successi, anche un brano degli Steely Dan, "Any Major Dude" (e fin qua nessuno si stupì) e, soprattutto, uno di Duke Ellington, "Don't Get Around Much Anymore". E, com'è facile immaginare, qui si aprì qualche bocca in più con aria interrogativa.
Da allora a quando uscì questo "The Duke" passarono 5 anni, e fu subito evidente che quell'exploit londinese (l'infilare nel proprio repertorio le note del grande Ellington) non era esattamente stato la pazzia di una serata. Anzi.
In verità, a ben pensare, sbagliò che si stupì di quel primo approccio di Jackson all'arte del Duca: era, invece, solo la naturale prosecuzione di una carriera straordinaria, improntata (appunto) all'approccio a tutto ed al contrario di tutto. Non dimentichiamo infatti che Jackson era stato capace di passare senza apparenti dicotomie dal pop rock semplice ed essenziale dei primi due album (''Look Sharp'' ed ''I'm the man'', entrambi del 1979) al pop complesso e orchestrato del capolavoro ''Night and day'' (1982), per arrivare poi ad album vicini alla musica classica (''Will Power'' del 1987, ''Night music'' del 1994 e ''Simphony no 1'' del 1999). E, quindi, perché stupirsi di questo omaggio a Duke Ellington, non a caso uno dei suo eroi musicali, in quello splendido bazar che è la cultura musicale, varia e perciò splendida, del maestro Joe Jackson?
Oltretutto, questo tributo, l'uomo di ''Night and day'' lo fa in modo che le sue cover siano il più possibile diverse dai brani originari. Così, per prima cosa, elimina le trombe, che erano ovviamente lo strumento principale nei brani di Duke Ellington: come a dire che, al di là del vestito apparente, era la sostanza, l'essenza forse meno appariscente, la forza delle canzoni di Ellington. Come a dire che la tromba, vera apparente protagonista di quelle note, era invece solo un mero abbellimento.
La rivisitazione avviene quindi in maniera inedita ed estremamente vivace ed energica. Per la realizzazione del disco - prodotto dallo stesso Jackson e registrato e mixato da Elliot Scheiner - il Maestro ha voluto accanto a se' dei veri e propri miti della musica contemporanea senza fare distinzioni tra rock, pop e soul: da Iggy Pop ai membri dei Roots, dal chitarrista virtuoso Steve Vai alla voce soul di Sharon Jones e la cantante iraniana Sussan Deyhim.
Il risultato, inutile dirlo, è perfetto. E, soprattutto, godibile davvero per tutti, da chi ama il jazz o l'heavy metal, da chi si ciba di musica sudamericana fino a chi ama la canzone d'autore tricolore. Questa, semplicemente, è Musica con la M maiuscola. Senza barriere e senza distinzioni. Con il risultato finale, per nulla scontato, che, a ben vedere, questo non suona proprio come un disco di cover. E' semplicemente, solo, l'ennesimo grande disco di Joe Jackson. (Andrea Rossi)