THE MELVINS "Freak puke "
(2012 )
È dura stare dietro alla mastodontica discografia di Buzz Osborne & soci. Nonostante i quasi trent’anni di onorata carriera sulle spalle, non passa primavera senza un tour o una nuova uscita. Se di solito non sopporto i gruppi che vanno oltre al terzo disco, che non si sanno rinnovare e rubano la scena ai più giovani, coi Melvins accade esattamente il contrario. Zitti zitti, non hanno bisogno di rispolverare vecchie hit per animare il pubblico e man mano che gli anni passano il loro suono esce sempre più affinato e caratteristico. Mentre tutti si spostano verso l’elettronica, i vecchi compagnoni dei Nirvana restano avvinghiati a sonorità pesanti e fedeli alla loro anima. Tornati alla formazione “Lite” senza doppia batteria e con la ricomparsa di Trevor Dunn al basso, ''Freak puke'' è contraddistinto da chitarre anni Novanta (vedi “Leon vs The devolution”) e intermezzi impro-noise (“Inner ear rupture” e “Baby, won’t you weird me out”). Non mancano i classici giri di hard-rock rallentato come in “A growing disgust” o “Let me roll it” né le tipiche sferragliate di basso e chitarra acida (“Freak puke”) condite dalle bastonate del gigante Dale Crover alla batteria. Gli aspetti più interessanti rimangono però quelli di sperimentazione – in senso grunge e disfattista – alla “Worm farm waltz” e “Holy barbarian”, con suoni profondi e gutturali che risalgono dagli abissi facendo tremare la terra. Una buona prova che forse non aggiungerà molto all’interminabile produzione dei figli del sound di Seattle, ma conferma la volontà e la costanza nel mettersi in gioco, una garanzia mai scalfita. (Federico Pozzoni)