VASCO ROSSI  "Bollicine"
   (1983 )

La fine della storia arriva con un’altra squinternata partecipazione a Sanremo, dove tutti si alzano in piedi ad applaudire l’allucinante Tiziana Rivale, vittoriosa con la sua cover non dichiarata di “Up where we belong” di Joe Cocker, dimenticando e quasi mettendo in castigo quel ragazzaccio brutto e cattivo, con tanti capelli dietro e pochi davanti, che chiedeva con poca grammatica una vita “che non è mai tardi”.

“Vita spericolata”, prima di diventare un classico della musica italiana, è anche uno dei mille abbagli presi al Festival, dove però Vasco si interessa poco di giurie, probabilmente sballate come lui nei momenti migliori, e ne approfitta per entrare, in modo roboante, nella leggenda.

Serve un album dove ci sia tanta radiofonia, e “Bollicine” è proprio quello che ci voleva. Si narra di una Coca-Cola poco propensa ad accettare una canzone con così tante citazioni, prima che qualcuno facesse notare ai bibitari che, insomma, cotanta pubblicità aggratis mai l’avrebbero altrimenti avuta. “Bevi la Coca-Cola che ti fa beeeene” è un gracchiante, meraviglioso compromesso tra la commercialità, il paradosso e la provocazione, che apre a Vasco le porte delle megavendite e che tira un album dove ci sono sì le ottime “Giocala” e “Una canzone per te”, altre protagoniste dell’airplay di quella estate, ma anche le ultime tracce di quello che era stato, fino a quel giorno, il pazzoide dei tempi belli.

Quello di “Deviazioni” e di “Portatemi Dio”, ad esempio, o del grido “Mi piaci perché sei porca” che chiude il lavoro in “Mi piaci perché”. I gioiellini lasciati nei solchi del vinile, perché non scandalizzasse più di tanto quelle masse che ormai avevano adottato il matto di Zocca.

Questo album, sesto e ultimo dell’epoca che fu, unisce sia l’animo primordiale di Vasco così come quello più facile all’ascolto, va a sei zeri come vendite e permette di togliere dalla polvere tutta la geniale produzione precedente. Così che in quel 1983-84 beccare un Vasco per radio era semplice, semplicissimo: non solo con gli estratti da “Bollicine”, ma anche con tutto quello che ci si era lasciati scappare, da “Albachiara” in poi.

Lui gigioneggiava con il successo – memorabile una sua performance ospite di Mike Bongiorno a “Superflash” – prima di rischiarci le penne con il breve arresto della primavera 1984. Quello dopo il quale, forse, le cose non sarebbero più state le stesse. Purtroppo. Ma il prodotto precedente bastava e avanzava per l’immortalità. (Enrico Faggiano)