MINA "N.0"
(1999 )
Mina è come Pelé, non si può discutere, la si può solo amare. E allora permettetemi, una volta tanto, di uscire dal coro. In occasione di questo disco si può ben dire che, papale papale, non se ne sentiva per nulla l’esigenza. La Mazzini ci ha abituati alle sue riletture, spesso ardite, dei grandi classici, con l’amore che, da fan, lei prova per quelle canzoni, e con la voce che, ringraziando il cielo, nessun altro può vantare in giro per il mondo. Ma da qui a cantare standard solo perché li si ama, sinceramente, ne passa: a meno che non lo si faccia sotto la doccia (lì libertà assoluta, ovvio). Se si fa un disco di cover, le strade sono due: o si cerca di rendere noti brani altrimenti sconosciuti o dimenticati, o, se si tratta di veri hit, si rileggono in maniera innovativa ed alternativa. In entrambi i casi non è, di certo, il caso di questo disco, nel quale le canzoni di Renato Zero vengono cantate con poche innovazioni e, ahimè, anche con poca adattabilità. Troppo diversi, i due artisti in questione, troppo personale lo stile del romano, perché una voce splendida ma fortemente “nei canoni” come quella di Mina possa aggiungere qualcosa. Insomma, spiace dirlo, ma nel paragone stavolta la cremonese ci perde, eccome. Non a caso l’episodio più riuscito della raccolta si rivela essere la conclusiva “Ha tanti cieli la luna”, non esattamente famosissima e, per questo, difficile da accostare all’originale. Zero, quindi, batte Mina? Stavolta sì, senza dubbio. (Andrea Rossi)