MADONNA  "Erotica"
   (1992 )

La curiosità era che lei non stava incidendo dischi originali da tre anni. E che nessuno se ne era accorto, perché tra una colonna sonora, una raccolta ed altro, alla fine in classifica trovava sempre il modo di andarci. Però, quando arrivò “Erotica”, tanti storsero il naso, specie nella sua patria a stelle, strisce e bacchettoni. Si era sopportato che si fosse messa a fare la morale al popolo, con quel video dove baciava un santo (negro!), che si fosse messa a dire che la sessualità femminile doveva dominare, e non solo muovere il culo e far arrapare il magnaccia di turno – come capita, poi, in tutti i video r’n’b di questo decennio – ma qui andava oltre. Si travestiva da maestrina sadomaso, e dava alle stampe un album fotografico (“Sex”) che ora sembrerebbe un calendario da allegare ad Avvenire, ma all’epoca fu una fantastica operazione di marketing, con tanto di copertina a mò di preservativo. Troppo, e quando arrivò l’album la musica andò davvero in secondo piano. Peccato, perché in “Erotica” Madonna forse trovò per la prima volta una sua dimensione da album come compattezza, e non solo come raccolta di singoli. C’è tanto ritmo, partendo dalla title track e passando per le varie “Deeper and deeper”, “Bye bye baby”, o le meno conosciute “Why’s it so hard” o “Thief of heart”, e i rallentamenti di “Rain” e “Bad girl”, in un disco fluviale (14 tracce, ma era l’epoca in cui i cd presero il sopravvento sui vinili, con annesso spazio in più che si doveva riempire per forza) ma senza veri e propri momenti di stanca. C’era soprattutto la voglia di sessualità, in un momento in cui l’AIDS era apparso tragicamente sulle pagine di tutti i giornali, e lei gridava la sua rabbia per quanto stava capitando. “In this life” diventò manifesto di questo malessere, ma forse non doveva essere una donna a dirlo. Vendette poco – per i suoi standard, sia chiaro – ma meritava di più. (Enrico Faggiano)