SQUALLOR  "Manzo"
   (1986 )

Reduci dal boom di “Usa for Italy”, perso per strada il defunto Daniele Pace, gli Squallor non appesero l’ascia al chiodo, anche se “Manzo” arrivò in un momento in cui, tra edonismo reganiano e simile, l’Italia stava cambiando. Non più quella bacchettona in cui erano nati, ma una Italia dove non ci si scandalizzava più per niente. Loro tirarono dritto, sfottendo il Rambo che all’epoca spopolava al cinema, e confezionarono il solito, pulito (a modo loro) disco da ascoltare di nascosto, ma meno nascosti di una volta. Ci raccontano di “O’camionista”, dei problemi digestivi di “Incubo”, parodiano i Double in ”Kaptain of the katz” e, in “Nouvelle cuisine”, descrivono come si stava a fare il ristoratore a Lampedusa, proprio mentre Gheddafi lanciava missili. Il loro modo di descrivere la situazione internazionale, insomma, mentre Pierpaolo va a fare il guru in India. C’è anche un pezzo operistico, ovviamente sboccato, come “La tranviata”: anni dopo, anche Elio e le Store Tese avrebbero fatto, con “Farmacista”, qualcosa del genere. Ma soprattutto si prende in giro, e nemmeno poco, un politico dell’epoca, che qui diventa “Demiculis”, tanto per non far capire di chi si stava parlando. Nel 1986 si poteva: ora, probabilmente, finirebbero dietro le sbarre per molto meno, visto come sono cambiati i tempi. Ma allora, era meglio quando c’erano gli Squallor? Sì, era meglio, quando c’erano gli Squallor. (Enrico Faggiano)