VIC CHESNUTT "Dark developments"
(2008 )
Dopo l’exploit dell'anno precedente con “North Star Deserter”, album registrato in compagnia di membri assortiti di A Silver Mt Zion e di Guy Picciotto (Fugazi), Vic Chesnutt deve aver conosciuto una seconda giovinezza artistica, tanto da riabbracciare nuovamente l’idea della collaborazione estesa, dopo una vita spesa a cementare le sue credenziali di cantautore solista. Stiamo parlando di una delle icone del nuovo folk americano, una personalità fortissima, che nonostante le disavventure personali ha avuto modo di affermarsi prepotentemente negli ambiti discografici che contano, forte anche del benestare di alcuni personaggi in vista del music biz, come Michael Stipe e Peter Buck dei R.E.M. Le canzoni di Vic sono concepite con un gruppo di veterani del collettivo Elephant 6 (lo stesso di "Neutral Milk Hotel" ed "Olivia Tremor Control" per intenderci): gli Elf Power. Non abbiamo dubbi nello stabilire che si tratta di una collaborazione epocale. "Dark Developments" è il frutto di questa inattesa joint venture, destinata a raccogliere consensi da ambedue i bacini di utenza. Da una parte le liriche – spesso paragonate a storie inedite dello scrittore Raymond Carver - e l’attitudine chiaroscurale di Vic, dall’altra la fisicità tutta pop e lisergica del gruppo di Athens. Soluzioni compositive che invogliano paragoni importanti: il John Cale di "Fear", il Lou Reed di "Street Hassle" o la soul music bianca del tardo Nick Lowe. Registrato durante l'inverno dallo stesso Vic e da Derek Almstead (proprio nell’attico adibito a studio del buon Chesnutt), "Dark Developments" porta in dote l’atmosfera tipica delle incisioni casalinghe, svelando quel grado di intimismo che è cifra stilistica degli autori in campo. Da una parte le invenzioni strutturali degli Elf Power, dall’altra le visioni d’ombra del folk-singer, con le sue amare riflessioni sull’ordine mondiale. La chimica è perfetta, circostanza che rende "Dark Developments" un classico immediato del nostro tempo.