OSHINOKO BUNKER ORCHESTRA  "Obo"
   (2008 )

Continuano ad evocare e "provocare" le produzioni del trio fiorentino Oshinoko Bunker Orchestra, che consacrano la loro omonima seconda uscita con Anti Dot e Stoutmusic. Nessuna smania d'etichettatura ma premesse d'attitudine che, assimilate le lezioni care ai Sonic Youth, Shellac, Fugazi, Oneida o Liars, giocano a incalzare e incarnare personalità sospese tra le energiche dialettiche in chiave crossover, rock-noise e post-hardcore. L'ipnotica riuscita di "OBO" è sicuramente il maturato dibattito di linguaggio che si spoglia delle dinamiche più oscure per lasciare spazio a una ragionata e ponderata ossessione, di pulsante e metabolica attrazione sonora. Merito sicuramente della sapiente cura del suono, garantita dai preziosi accorgimenti dell'amico Giulio Favero (One Dimensional Man, Il Teatro Degli Orrori) ma non solo, c'è specialmente quell'iniziatica elaborazione al "rumore" (''S.o.s.''), l'imprudenza e la convulsione (''Reptile''), le matrici e le ossessioni (''Family day''). La sensazione si fa assoluta, minimale, nervosa, a tratti psicotica, tra ripetitivismi e assenti forme melodiche, manifesti d'intento ("The Ass" e "OSS pt 2") che fanno a meno di campionamenti e d'elettronica. Ed infine, a chiudere il cerchio, le interminate ma determinate code di "Mr.Lansdowne", consegnate alle roboanti centralità, tra dinamiche in tensione e profondità in percussioni, ad iconizzare questa riuscita seconda prova tra maturità di stile ed identificate soggettive. Tirando le somme, l'impronta tecnica è meravigliosamente disarmante, mentre all'impatto acustico e alla struttura spettano le convincenti stesure e le prese di coscienza in materia. Iconoclastiche personalità in otto tracce d'una letale bellezza; merce rara da non sottovalutare. (Sara Bracco)