CONSORZIO SUONATORI INDIPENDENTI  "Linea gotica"
   (1996 )

Probabilmente uno degli album più belli della storia del rock italiano e della musica di casa nostra in generale, uno dei punti più alti dell'interminabile carriera dei C.S.I. (o meglio dei suoi componenti), "Linea gotica" si presenta come uno straordinario capolavoro sin dalla prima celebre canzone "Cupe vampe", in cui i tremolanti ed elettrici violini d'apertura suggeriscono perfettamente l'immagine dei roghi di Sarajevo. L'inconfondibile suono delle chitarre di Giorgio Canali e Massimo Zamboni si ergono e catturano fin dall'inizio, così come il profondo e vellutato basso di Gianni Maroccolo. Inutile poi soffermarsi sulla voce di Giovanni Lindo Ferretti, le cui frasi di cantato suonano come mirabolanti e secche sentenze che hanno fatto scuola per il loro stile particolarissimo. Così è già in "Sogni e sintomi", che suona come una ciclica ascensione e stupenda caduta libera, diversi sono invece i contorni soffusi e romantici della cover "E ti vengo a cercare" di Franco Battiato, che ne canta una frase. Il vero apice si raggiunge tuttavia con i pezzi centrali "Esco", "Blu" e "Linea gotica". La sola introduzione di "Esco" è sufficiente a far cadere l'ascoltatore sulle proprie ginocchia, come in un profondo baratro nero, grazie ancora una volta alle fulminanti e ipnotiche chitarre, coadiuvate da pesanti colpi di piano. Ancora più sbalorditivi, se non proprio da brividi, sono i continui cambi di ritmo di "Blu", culminanti in armonie corali di voci e strumenti. "Linea gotica" trae invece spunti dai romanzi di Beppe Fenoglio, e racconta la Resistenza nella città di Alba con un ritmo incessante e cadenzato da un basso implacabile e dalla voce cupa e solenne di Ferretti. La vorticosa distorsione di "Millenni" lascia poi spazio alla seconda voce femminile di Ginevra Di Marco ne "L'ora delle tentazioni", prima di una dedica simpatica e distensiva del cantante al proprio cavallo in "Io e Tancredi". Chiude infine la splendida "Irata", 8 minuti e mezzo circa di totale estasi e commozione, in cui sembra piangere per davvero anche la stessa chitarra elettrica. Questa sì che è decisamente una pietra miliare. (Federico Pozzoni)