MODERN TALKING  "Let's talk about love (The 2th album)"
   (1985 )

Elencati anche numericamente e non solo con i titoli - ci mancherebbe altro, visto che qui uscivano produzioni nuove dall'oggi al domani -, gli album dei Modern Talking successivi all'esordio avrebbero lentamente perso lo smalto del primo disco, dove in 40' c'era concentrato tutto ciò che si poteva costruire attorno allo statico ritmo dell'Eurobeat che, soprattutto nel centro Europa, impazzava a metà degli eighties. D'altra parte, quando lo schema "quartina-ponte-ritornello-ritornellofalsettato-ripartire da capo" deve essere per forza mantenuto fisso e inamovibile per tutte le composizioni, e quando i testi non vanno oltre ad un collage delle stesse dieci frasi ricostruite incrociando soggetto-verbo-complemento in tutte le maniere possibili, non è insomma che ci si possa poi scervellare più di tanto. Ma la formula andava ancora più che bene per dominare le classifiche (saranno anche trash all'ennesima potenza, ma se hanno venduto oltre cento milioni di dischi, un motivo ci sarà), a partire da una "Cheri cheri lady" che tutti, in un modo o nell'altro, si saranno ritrovati almeno una volta nella vita a canticchiare. Certo, il cantante sembrava un Sandy Marton tinto di nero fuoriuscito dai Beehive di Licia, mentre l'altro pareva un tennista svedese più avvezzo alla birra che non al Roland Garros, ma le fanciulle poco se ne curavano. Così come anche i maschietti - perchè, e non è una scemenza, lo zucchero dei MT piaceva molto anche al sesso maschile. Ma quale era il trucco? Semplice: questi erano dischi pantofolai. Dove, al primo ascolto, sapevi già che rima ci sarebbe stata dopo una frase, come sarebbe stato impostato il ritornello, quando sarebbe partito il falsetto e - dopo un po' di allenamento - si potevano cantare le canzoni, sapendone i testi, pur non avendole mai sentite prima. Un pre-karaoke, quindi. Se volete 40' tranquilli, insomma, qui c'è pane (sofficissimo) per le vostre orecchie. (Enrico Faggiano)