THE CURE  "Greatest hits"
   (2001 )

Erano usciti da un "Bloodflowers" che, l'anno prima, aveva da un lato permesso di far pace con i fans storici, torturati da un "Wild mood swings" obiettivamente difficile da mandar giù. Ma che, dall'altra parte, non aveva minimamente risollevato le loro quotazioni commerciali, dato che gli innamorati di "Friday I'm in love" e simili avevano ormai girato pagina. L'anno dopo, arrivò questa raccolta che nulla aggiunse e nulla tolse alla storia della band, anzi. I brani di maggior successo, uno dopo l'altro, in una specie di sunto tra lo "Standing on a beach" del 1986 e "Galore", che era uscito (solo) quattro anni prima, a mettere in luce il settore più facile dei Cure, dimentichi forse del fatto che tante canzoni ("Lullaby", in primis), estrapolate dal contesto-album nel quale erano uscite, perdevano molta della loro imponenza. La massa non se ne curò, perchè la moda era ormai passata, mentre lo zoccolo duro non aveva niente da chiedere: d'altra parte, una raccolta dei Cure che non contemplasse "Killing an Arab", era sconfitta 6-0 6-0 in partenza: vabbè che l'11 settembre era successo solo pochi mesi prima, e che quel brano da oltre 20 anni creava equivoci, però... Insomma: c'era ben poco da andare a cercare, anche perchè i due inediti ("Cut here" e "Just say yes", quest'ultima in coppia con Saffron dei Republica, uno dei rarissimi duetti di Robert Smith entrato nella discografia curesca) erano biodegradabili anzichè no. Meglio andare, allora, sui bonus-cd inclusi nelle versioni deluxe dell'opera, se proprio si voleva andare oltre; si trova un dvd con la raccolta dei video, magari a far capire agli adepti - ma poco poco, dato che di materiale vecchio ce n'era davvero a fatica - cosa erano i Cure di "A forest". E si trova una raccolta dei successi in versione acustica: anche questa stanca, incisa in studio - magari dal vivo avrebbe fatto miglior figura -, e poco ci mancasse che uno svogliato Robert Smith, tra un pezzo e l'altro, sussurrasse "lo faccio solo per rendere 'sta roba più appetibile". Per fortuna si era ancora indietro, tecnologicamente parlando, per cui si evitò che Robertino facesse anche da spot per suonerie e sfondi per cellulari. Non c'era motivo per avvicinarcisi, insomma: nessuna chicca (sarebbe bastata quella "Burn" uscita come colonna sonora di "The crow"), niente di niente. Gli aficionados avrebbero dato un rene, invece, per qualcosa che facesse da seguito a quella bella raccolta di b-sides che era stata ottimo corollario a "Standing on a beach", specie perchè, negli ultimi 15 anni, la discografia parallela a quella ufficiale era diventata sterminata. Sarebbe poi arrivata "Join the dots", monumentale collezione di 4 cd, a soddisfare questo bisogno, e a rendere invece questo "Greatest hits" roba da banco scontato nei supermercati. (Enrico Faggiano)