STAYER  "Better days"
   (2008 )

Gli Stayer vengono da Tolmezzo e, nonostante ci abbiano messo quasi 10 anni ad esordire su full lenght, in fondo non hanno perso molto tempo. Perché, ed è questa la bella notizia che traspare da “Better days”, nonostante si tratti di un’opera prima (fatto salvo il “Tragic e.p.” di due anni or sono), il tutto profuma già di lavoro compiuto e maturo. La voce sofferta di Arrigo Cabai (che ricorda qua e là il maestro Robert Smith) ci conduce su terreni che è piacevole esplorare, anche se siamo di fronte, questo va detto, ad un’opera strana. Non tanto per la musica in se’ e per se’ (trattasi di noise rock di ottima fattura), ma per una scelta stilistica davvero con pochi eguali. Il sunnominato Cabai incontra Alberto Rainis, quasi 10 anni fa, e, in barba al fatto di essere 2 chitarristi, decidono di mettere su un trio: batteria (Jean Luc Beorchia, ex drummer dei Vitriola), le loro due chitarre, e basta. Avete capito bene, niente basso. Il che ha significato un lavoro notevole per le due 6 corde di cui parlavamo, soprattutto un lavoro creativo, al punto che, ad un ascolto anche non particolarmente distratto, non si coglie alcunché di strano ne’ di innaturale. E questo, ne converrete, è già un piccolo-grande risultato. Se siamo in presenza del primo album “vero e proprio” della band, questo significa che la genesi del disco è stata lunga e sofferta: “So perfect”, ad esempio, compariva già nella compilation “Riotmaker Sampler” del 2000. Otto anni per comparire su un full lenght è un po’ un record. Che però ci fa tornare all’assunto iniziale: questo disco profuma già di lavoro compiuto e maturo. Non è mica poco. (Andrea Rossi)