BOY GEORGE  "The unrecoupable one man bandit, vol.1"
   (1999 )

La cosa curiosa, è che un suo nucleo di fans ce lo aveva sempre, che magari avrebbe anche invaso gli studi di MTV per chiedersi come mai il proprio beniamino venisse così impunemente ignorato. E, quando si chiuse la parentesi di “Cheapness and beauty”, non poteva accettare che si chiudesse il sipario; vero che le voci di una reunion con i Culture Club si facevano sempre più forti, ma erano rimaste in punta di penna, se vogliamo dir così, alcune canzoni che la gente voleva fossero pubblicate. Ma come, se perfino la Virgin, che con Giorgino era sposata fin dal 1982, aveva tirato fuori il classico due di picche, stufa di prodotti troppo caotici, di continui pseudonimi e – pecunia non olet – di incassi che non è che facessero felici i discografici? Risposta: intanto registriamo ‘sta roba, poi si vedrà. Si dovette aspettare qualche anno, quando una piccola casa discografica accettò la stampa del malloppo, e questo disco venne alla luce. Un disco per soli fans, disse lui, con punzecchiate sparse qua e là sulla falsariga di tante altre canzoni nelle quali George non le mandava a dire, anzi. In “Gl Josephine” si contestava l’omofobia americana, “Mr Strange” era una richiesta di perdono a Steve Strange, antico rivale di George nelle calde notti di rimmel e rossetto degli eighties, “Broken spirit” era dedicata al fratello, e così andare. La cosa curiosa è che, pur essendo questo il disco più carbonaro della sua carriera, è anche forse quello più pop. O, a dirla tra i denti, più commerciale: niente evasioni techno o acide, niente pseudopunk, pochi eccessi di miele. Insomma, sarebbe stato un perfetto gioiellino da classifica, se fosse uscito dieci anni prima, e magari la carriera solista del Boy avrebbe avuto una direzione più semplice. Le cose però andarono diversamente, e chissà se poi, Giorgino nostro, non è stato contento così: altrimenti come avrebbe potuto divertirsi nella tiratissima finale “Who killed rock and roll”, dove sparava a zero contro MTV? “Tanto le mie canzoni non le passano, quindi chissenefrega” avrebbe detto. Troppo giusto: 10 canzoni, 40 minuti, magari facilmente biodegradabile ma piacevole. Averci pensato prima… (Enrico Faggiano)