ROLAND ORZABAL  "Tomcats screaming outside"
   (2001 )

Un ottimo scrittore bolognese, Gianluca Morozzi, scherza sul fatto che, quando uscì il suo primo libro, i giornali parlavano di tutto altro argomento. In postilla, dice però anche che "beh, uscì l'undici settembre 2001..". Qualcosa del genere successe anche a Roland Orzabal, che tra i tanti alibi per la scarsa visibilità di questo suo lavoro trovò anche il fatto che, almeno in America, l'uscita fu proprio in quei giorni. In realtà, i problemi erano altri: la sigla Tears For Fears era da una decina d'anni congelata, tra i lavori da "one man band" e i silenzi, e se già il nome "buono" non tirava più, figurarsi come poteva essere d'appeal il proporsi con il proprio, di nome. Un po' ci poteva essere la confusione dei negozianti (a mettere il disco sotto la "O" di Orzabal nessuno avrebbe capito di cosa si trattava, a metterlo sotto la "T" di Tears For Fears il rischio era di passare per analfabeta), un po', appunto, l'essere ormai drammaticamente passato di moda. Male, malissimo, perchè "Tomcats screaming outside" è, di fatto, uno dei migliori album usciti dalla famiglia TFF, riuscendo a coniugare bene orecchiabilità, solidità e quelle certe atmosfere che rendevano riconoscibilissime le canzoni del sodalizio. Dal singolo "Low life" a "Bullet for the brain", l'iniziale "Ticket to the world" e la conclusiva "Day by day by day", qui c'è tutto quello che si chiedeva, all'epoca, a chi era diventato famoso negli anni '80 con una specie di Adult-Oriented-Pop di prima qualità senza quegli eccessi, quegli arabeschi che avevano un po’ appesantito altre proposte. La garanzia la offrono gli amanti dei TFF, che all'epoca riconobbero subito che non si trattava del classico prodotto privo di vita che spesso esce dai transfughi (citofonare anche Curt Smith, l'altra metà della mela): e se chi ama Orzabal ama questo disco, allora un ascolto lo merita anche da parte di chi, occasionalmente, amò "Shout" e compagnia bella. (Enrico Faggiano)