LAUTARI  "Arrè"
   (2007 )

Catania vive un momento di straordinario fulgore dal punto di vista musicale: Franco Battiato, Carmen Consoli, Mario Venuti, Brando, Flor De Mal, Rosario Di Bella, ed ora i Lautari. Beh, è sbagliato dire "ora" a riguardo di quest'ultimo gruppo, che, in effetti, è presente ormai da vent'anni sulla scena musicale. L'errore nasce dal fatto che solo di recente la band ha ottenuto la giusta consacrazione a livello nazionale e non solo prettamente locale: e questo è successo quando Carmen Consoli, l'eroina della rinascita catanese degli ultimi anni, ha fortemente voluto i Lautari nella propria etichetta "Narciso Records". I fatti le hanno dato ragione: ora i Lautari suonano in tutta Italia, e fanno parte, per non dire che sono nodo focale e vitale, della rinascita folk che sta attraversando l'intera penisola. In questo felice momento, per la band e più in generale per il movimento folk, questo "Arrè" arriva a fagiolo. Brani come "Ciuri di campu" (nato musicando una poesia di Peppino Impastato, il giornalista palermitano ucciso dalla mafia), l'iniziale "Ju non sugnu ‘n pueta" (ispirato ad una poesia di Ignazio Buttitta), o ancor più "Malarazza" (testo popolare ottocentesco musicato negli anni ’70 da Modugno ed interpretato insieme alla stessa Consoli), sono perle che possono avvicinare alla musica folk qualsiasi ascoltatore. "Arrè", in dialetto agrigentino, significa "ancora, di nuovo". Ecco, esatto: è questa l'esortazione che nasce spontanea al termine dell'ascolto del disco. Ancora, di nuovo. (Andrea Rossi)