SANDRA "Into a secret land"
(1988 )
Permettetemi un excursus personale: ci sono album che meriterebbero di essere acquistati solo per la copertina, o solo per le foto nel booklet. Questo è uno di quelli: non che ci sia roba da copertina di Playmen, anzi, ma l'immagine della fanciulla, sovrapposta a quella del cielo, era da dieci e lode. Specie se si univa al video di "Heaven can wait", dove lei - di solito molto parca nel mostrare le proprie grazie - si rotolava nella sabbia e lasciava alle telecamere la vista di gambe perfettamente abbronzate su uno scoglio di Ibiza. Il disco migliore della sua produzione, che forse non ha i ganci commerciali delle precedenti "Maria Magdalena" e compagnia bella, ma che trovava la capacità di una quasi perfezione radiofonica tra le "We'll be together" e la stessa "Heaven can wait", oltre a quella "Secret land" che venne promossa, e non poco, anche in una Italia che, ahinoi, la stava dimenticando. Andò a cantarla davanti ad un imberbe Jovanotti, ad un Seymandi che faticò a non corteggiarla, e se magari non smosse le grandi masse, chi aveva provato ad andare oltre la semplice commercialità dei primi successi ne restò folgorato. Tanti piccoli gioiellini pop, qualche accenno mediterraneo ("La vista de luna"), e il desiderio di mostrare al mondo che poteva tranquillamente reggere il peso di un 33 giri - ah, parola magica - senza farsi isolare come "pop star da singolo". Aveva una sua raffinatezza, che era stata mostrata anche in un brano precedente, "Stop for a minute", che non venne incluso nell'album, e che andava oltre le classifiche. Non tutti avrebbero avuto voglia di seguirla in questi nuovi percorsi, ma chi lo ha fatto le è rimasto fedele per quasi un ventennio: elegante ma non snob, bella ma non sguaiata, forse poco amante dei riflettori e del kitsch, il mondo della musica aveva perso una starlette ma aveva trovato un'interprete meritevole di maggiori attenzioni. (Enrico Faggiano)