TRABANT  "Music 4 losers"
   (2007 )

Trabant: da Trieste con amore. O, almeno, con passione. Senza dubbio, con tantissime capacità, su questo non ci piove. Se le iniziali “187 p.c.” e “Gone too far” sono rock che più rock non si può, che dire quando, al terzo episodio (“Waste of time”), subentra una batteria (e diversi effetti di tastiera) in pieno stile disco? I ragazzi sono impazziti? No, tutt’altro. Pazzi saranno coloro (pochi, è una certezza) che non renderanno questo disco la novità dell’anno, in Italia ed anche all’estero. I Trabant hanno forza, vigore, ma soprattutto idee: in 9 canzoni (nemmeno 29 minuti di musica) ci sono più idee che in tutta la discografia di diversi mostri sacri italiani (no nomi, please). Intanto, David Byrne, Sting e Hugh Cornwell sorridono compiaciuti, e probabilmente pensano al tempo che fu, con i loro Talking Heads, Police e Stranglers che, nel frattempo, sono morti e sepolti (o, se sono ancora in vita, sarebbe meglio che lo fossero davvero, morti e sepolti). E, magari, ora versano qualche lacrimuccia. Perché, anche se è brutto da dire, i Trabant li hanno scalzati. Senza pietà. Più di quanto hanno tentato di fare, quasi riuscendoci, i Bloc Party. Ma, quel che è peggio, i Trabant vengono dall’Italia! Cos’ha mai portato al mondo, dal punto di vista musicale, il paese degli spaghetti e del mandolino, penseranno i suddetti mostri sacri? Modugno, Ramazzotti e la Pausini. Arrendetevi, ora si cambia pagina. Ora tocca ai Trabant. (Andrea Rossi)