JACINTO CANEK "Banditi"
(2007 )
Amate il minestrone? Chi scrive, non esattamente. Quel pullulare di verdure (spesso a pezzi grossi e sfrontati), che galleggiano impunemente su un brodo violentato, non corrisponde granché al mio ideale culinario. Preferisco sapori meno "mischiati", e quindi più decisi. Se, invece, spostiamo il discorso su un territorio musicale, le idee del sottoscritto cambiano un pochino. Quando il "minestrone" è di note diverse, può anche diventare una faccenda piacevole. Sempre che, è logico, chi realizza il suddetto minestrone sappia esattamente cosa fare e, soprattutto, come farlo. Non un guazzabuglio, non il mescolare fine a se stesso, ma una contaminazione studiata ed arricchente, che dica veramente qualcosa di nuovo e che non si limiti quindi a prendere, sbattere dentro e mescolare. Bene, il disco in questione è, a mio personale parere, uno degli esempi meglio riusciti degli ultimi anni di "minestrone musicale". Le radici dei Jacinto Canek (nome dell'ultimo re dei Maya prima dell'arrivo dei conquistadores) sono, indissolubilmente, ben piantate nel rock: ma dentro il contenitore musicale ci sono finite un sacco di altre cose. Dalla scrittura tipicamente italiana della strofa di "Tre" al ritornello assatanato dello stesso brano. Dal nu-metal dell'ottima "Banditi", fino all'intro simil-Caparezza di "Divise", partendo invece con le ambientazioni arabeggianti dell'introduzione di "Volemo la tetoja", dedicata alla vocalist Francesca Longhin altrimenti conosciuta, appunto, come Kelly Tetojia (il che ci fa presumere una misura di reggiseno non esattamente avara...). E poi ancora rock, mescolato ad ambientazioni balcaniche, fino a sfociare nello ska di "Cosa succede? Non si capisce!", alla marcetta della parte centrale di "Serpente nero" per arrivare addirittura alla tarantella di "Galleggio leggero". Il tutto, però, con un senso. Con un preciso fine (puntualmente raggiunto): quello di dimostrare come il rock sia, alla fin fine, la base di tutta la musica odierna. E quindi che questo si possa mescolare con tutto (se si possiedono le capacità e l'inventiva, è logico), senza perdere di una briciola la propria identità e forza. Esperimento riuscito, miei cari Jacinto Canek. Proseguire così, please. (Andrea Rossi)