TEARS AND RAGE "Welcome inside"
(2007 )
Per creare un'etichetta musicale in Italia nell'anno del Signore duemilasette, con la crisi profonda del compact-disc, il download illegale e l'imperio di quei pochi artisti che ancora riescono a vendere qualcosa, ci vuole magari la giusta dose di pazzia. Ma almeno - e di sicuro - anche della buona musica per le mani. Forse è questo il caso di "Welcome inside", primo album ufficiale dei calabresi Tears and Rage, e della MKrecords, neonata etichetta indipendente cosentina, di cui questo disco rappresenta la primissima uscita. L'opera in questione è un amalgama di blues e di rock in bilico tra lo psichedelico, l'hard e il noir, che non corre però il rischio (seppur facile) di risultare banale. E che perlomeno riporta la musica indipendente italiana ad una felice dimensione di realizzabilità. Con un disco suonato quasi tutto in presa diretta, ed un gruppo musicisti attenti più al lavorio delle proprie dita che alle ultime tendenze delle teenagers. La storia di "Welcome inside" si legge fra le righe: tendenze a parte (oggi si usa essere spietati nel giudizio con chi in musica non va a tutti i costi alla ricerca dell'originalità, "mettendosi un turbante per rendersi interessante" come scriveva Rino Gaetano), un sound che funziona non deve assolutamente andare sprecato. Così i Tears and Rage, con più di cinque anni di esperienza live sui palchi del Meridione, hanno convinto un gruppo di persone provenienti dalle esperienze musicali più disparate a puntare su di loro. "Non c'è limite che riesca ad imprigionare un'idea", si legge infatti nella pagina di presentazione dell'etichetta MKrecords, "basta premere il tasto play". Il resto, forse verrà da sé. Questo album, per il momento, rimane un fatto. Un disco asciutto, che non si perde in fronzoli, ghirigori e libretti autocelebrativi. Forse non innovativo, ma certo dall'architettura melodica solida e di buona qualità, del tutto povero com'è di quei suoni vuoti, male arrangiati o male suonati cui certa musica di largo consumo sembra averci abituati da tempo. Il merito è anche di un retrobottega di malcelata bravura, con due 'volti noti' del panorama italiano in materia di missaggio come Angelo Sposato, attualmente al lavoro con il suono di Eugenio Bennato, e Fabio Magistrali, già produttore artistico di alcuni album storici di Afterhours, Cristina Donà, Ritmo Tribale, Scisma. Così nasce 'Welcome Inside', e così suona. Con quel ghigno di fresca naturalezza che sa di anni '80 e di periferie britanniche. E che, in barba al buon inglese con cui si esprime, porta indelebile il marchio di quel brandello di Meridione positivo e cosmopolita da cui proviene. Da tenere d'occhio, i Tears and Rage. Soprattutto per brani veloci ed accattivanti come "Never", per la ballata "Empty Glass", dal ritornello gustoso e il sapore di asfalto bagnato, o magari anche per quella solida "Revolution in my head" d'esordio. E se si esclude il rock psichedelico alla Doors e Pink Floyd (che non buca più, ma che non guasta mai), non si sa mai che a Cosenza non possano davvero rinascere i Pixies. (L'Avvicinatore Oscar Firmian)