HEROES DEL SILENCIO  "Senderos de traicion"
   (1990 )

Dura, la vita, quando si è vittima di pregiudizi. Perchè, alla fine, il mondo della musica è fatto di questo: da un paese, da una cultura, ci si aspetta solo ed esclusivamente un certo tipo di prodotto, e qualsiasi alternativa viene vista come anomala, poco credibile. Dall'Italia, ad esempio, il globo si aspetta solo cinguettii di sole e amore, di ramazzottanze e pausinerie, e - fateci caso - di Vasco e Ligabue, oltreBrennero, in pochi ne sanno qualcosa. Dalla Germania soltanto cloni dei Kraftwerk, per cui qualsiasi pop che non sia robotico (da Juli a Nena, da Christina Sturmer a Herbert Gronmeyer) non lo consideriamo. Dalla Francia vogliamo solo lolite ansimanti (eppure da anni una Mylene Farmer non riesce a passare nemmeno in Val D'Aosta). E dalla Spagna chiediamo solo le bailando, le fieste, le vamosaladiscoteca: figurarsi quindi che effetto può avere un prodotto iberico che non usa nacchere e flamenco, ma chitarrone. Eppure loro ebbero anche il loro momento magico, quando "Entre dos tierras" superò i Pirenei e riuscì ad avere audience europea di discreta fattura, nel 1992 (quindi un bel po' dopo l'uscita del disco). Con un effetto particolare, dato che all'epoca nemmeno c'era, 'sta moda del latino: si pogava allegramente, e in tutto l'album le urla e il rock pompavano bene eccome. Il problema, però, in questo caso era un altro: da un lato ricordavano un po' i Mission, e magari ci si poteva anche passar sopra, dato che gli appassionati di "Butterfly on a wheel" non è che siano poi (erroneamente) tanti. Ma, dall'altro lato, in Italia si poteva tranquillamente giungere ad una conclusione nefasta, per il successo commerciale degli Eroi del Silenzio: "va bene, questa canzone è carina, ma per il resto non abbiamo già i Litfiba?". Infatti: li ricordavano molto, tanto, troppo, e per questo non riuscirono ad andare oltre la one-hit-wonder. Continuando anche ad incidere ("Nuestros nombres" e "Iberia sumergida" in primis), ma Piero Pelù, quando ancora aveva qualcosa da dire, li guardava urlando i suoi "uaaaah!" e li ricacciava a Madrid. (Enrico Faggiano)