VALLANZASKA "Cose spaventose"
(2007 )
Definire unici i Vallanzaska è, praticamente, ripetitivo. Chi li abbia mai sentiti almeno in una occasione (cosa ben poco difficile, dal momento che i nostri sono già arrivati alla non tenera quota di 16 anni di lavoro insieme e di 5 album lasciati ai posteri), può catalogare in svariate maniere la loro proposta. Può esprimersi positivamente o meno sul loro surreale contributo alla musica tricolore, ma sulla loro unicità, come si diceva, non c'è assolutamente da discutere. Come sulla genialità dei loro testi, pazzi e conditi di svariate citazioni. Come, infine, sulla loro padronanza musicale: non siamo in presenza di musicisti qualsiasi, ma di autentici maestri d'orchestra. Che, incidentalmente, suonano brani come "La ninna nanna del becchino" o "Mongolfuori". Controsenso? Neanche per sogno. C'è più coerenza nei Vallanzaska che in certi presunti ensemble che, sotto l'etichetta di "coerenza", non fanno altro che ripetersi, stancamente e senza guizzi. Tanto, tanto tempo (3 anni) è passato dal precedente lavoro "Sì sì sì no no no" per giungere al nuovo "Cose spaventose": ed un così lungo travaglio, un così snervante lasso di tempo, non nascondeva la sgradevole sorpresa di un empasse creativo. Tutt'altro. C'era, dietro una simile attesa inferta ai propri numerosi fans, semplicemente la voglia di creare un prodotto preciso, quasi perfetto. Intento decisamente impegnativo ma perfettamente riuscito. Le aspettative, del resto, erano tante, dopo l'inatteso successo di "Sì sì sì no no no", divenuto sigla di 'Super Ciro' con un lieve adattamento nel testo ("Ciro sì, Ciro no"). Il climax, tra le nuove canzoni, viene probabilmente raggiunto nella spassosa "Maratoneta", ma è impossibile non citare anche "Il sogno del becchino" e "Cover band", altrettanto convincenti. E non perdetevi pure la scatenata ghost track, che altro non è che... "Il valzer del moscerino". Dobbiamo per forza trovare un neo ad un così buon lavoro? Beh, il brano "Fiaba I" sa molto, molto di Elio e le Storie Tese. Troppo... (Andrea Rossi)