DNA2 "Anima di pelle"
(2007 )
Anni '80, nella scena bolognese risplende la stella dei Balkan Air. Un 45 giri ("Il primo volo di Wright"/"Ia stoy milo slatze") che lascia presagire un grande futuro, due brani susseguenti ("Ora" e "Immobile") che tracciano nuove strade, lasciate poi in gran parte inesplorate. Conobbi, a suo tempo, questo gruppo, alla fine di un concerto che recensii nell'86 per "Ciao 2001", il settimanale-must dell'epoca. Il leader della band Mauro Cheli aveva le idee molto chiare, e rise di gusto al mio parallelo con l'emergente Piero Pelù ed i suoi Litfiba, durante un'intervista radiofonica su Radio Sfera Regione. Il miracolo (perché di questo si trattava) durò poco, non so quali problemi determinarono lo scoppio della storica band, che rinacque però dalle proprie ceneri più volte, vivendo diverse esistenze successive, sino ad arrivare alla realizzazione del bell'album "Anni nel caos" nel '94, che si fregiava tra l'altro dell'inusuale partecipazione di Antonella Ruggiero. Ebbene, Cristiano Merini ed Andrea Rubini, motore dei Balkan Air essendone rispettivamente batterista e bassista, sono ora l'ossatura di questi Dna2: o, per meglio dire, Cristiano, che ha creato il nuovo ensemble dopo l'incontro con il chitarrista e cantante Giuseppe Lo Bue, non poteva che finire per contattare Andrea, quando dopo il primo lavoro dei Dna2 l'ex bassista Vincenzo Misale abbandonò la compagnia. Questo è, quindi, il secondo album del quartetto bolognese, dopo il precedente “Ectoplasmi” che aveva suscitato interesse e recensioni attente e sorridenti. Così non c'è stata fretta ne' pressapochismo, nella realizzazione di questo “Anima di Pelle”, lo si nota subito, al primissimo ascolto: non a caso la produzione è stata curata per ben un anno e mezzo, trascorso fra concerti, sala prove e studio di registrazione. Rispetto al primo album bisogna notare che l’aggiunta del nuovo chitarrista Riccardo Mozzo ha favorito di molto lo sviluppo di un sound più energico ed energetico, nel quale si convogliano rock indie, punk, noise, grunge e Post Rock, senza che questo crogiolo ne risulti in alcun modo forzato. "Prodigiosa compagna storta", "Onirica" e soprattutto "Lascio in mente" danno una sensazione di completezza raramente riscontrabile nella schizofrenica scena rock odierna. L'idea è, quindi, che questi Dna2 siano, davvero, ad un passo dal divenire una colonna portante della prossima musica tricolore. Senza esagerare. C'è un netto segnale di idee chiare, di suoni rotondi e studiati (pur mantenendo un'innata naturalezza) che fanno davvero ben sperare, e che abbracciano l'ascoltatore durante il viaggio dell'intero album, come se si fosse su un percorso amico e conosciuto, pur essendo nuovo e sempre sorprendente. Poche volte ci ha vinto questa sensazione. Ed in quelle occasione eravamo davanti a qualcosa di realmente grande ed innovativo. I Dna2, evidentemente, lo sono. (Andrea Rossi)