LUCA GEMMA  "Tecniche di illuminazione"
   (2007 )

Chi scrive è seriamente convinto che la musica italiana valga molto di più di quello che si pensi. Non tanto per gli artisti "di grido", per gli autentici "nomi", ma quanto (piuttosto) per quell'immenso, inestiguibile sottobosco di autori e cantanti, spesso sconosciuti, che rendono il livello medio tricolore davvero altissimo. Questo sottobosco ci rende diversi dagli altri paesi. Il fatto stesso che un buon 95% delle nuove proposte cominci l'attività con la matematica certezza che ben difficilmente trasformerà questa sua passione in qualcosa di noto e remunerativo, rende la situazione italiana unica ed imparagonabile. Perché, nonostante queste certezze di pochissime, risibili possibilità di autentici sbocchi, il movimento "underground" italiano è, realmente, immenso. "Popolo di poeti e navigatori", ci chiamavano: ora, più vesorimilmente, popolo di cantanti. Luca Gemma avrebbe grande futuro, fosse nato da un'altra parte. Magari ce l'avrà lo stesso (è quello che speriamo), ma è solo una remota possibilità. Ed è un peccato, credetemi. La sua scrittura è autenticamente prodigiosa. Testi e musiche vere, senza facili concessioni ma, allo stesso tempo, senza voli mentali pindarici che allontanino l'artista dal pubblico. Più semplicemente, diciamo che nella proposta di Luca Gemma c'è tutto. Tutto quello che serve. Tutto quello che serve per rendere arte la musica. Ma anche tutto quello che serve (servirebbe?) per raggiungere la testa delle charts. Andrà così? Non lo so. Ed è un peccato, l'abbiamo già detto. (Andrea Rossi)