LUCIANO FEDERIGHI  "Forgotten dreams"
   (2007 )

Giusto perché non vi scervelliate troppo, vi dico subito cosa penso di questo cd. Questo è il disco dell'anno. Cancellate, almeno momentaneamente, tutti i vostri beniamini, qualsiasi siano i vostri giustamente variegati gusti musicali. E poi cancellate tutti gli impegni, spalmatevi sulla poltrona più comoda della quale disponete, chiudete gli occhi ed aprite bene le orecchie. Questo è blues, vero, viscerale, padre di tutta la musica esistente. E la voce di Luciano Federighi è una perla, splendidamente credibile, proveniente come sembra da un qualsiasi campo di cotone. Nei suoi splendidi percorsi Federighi analizza compiutamente il blues aggiungendo soul e jazz, per una miscela straordinaria, vincente e senza tempo. Musicista, cantante, scrittore e giornalista, Luciano Federighi pare possedere il tocco di re Mida, trasformando in oro tutto quello che tocca. E non è solo in quest'impresa: se hai la fortuna di avvalerti di compagni di viaggio come Henry Schiowitz, Tony D'Amico, Tiziano Montaresi e Stefano Bambini, il risultato è, ovviamente, di molto aiutato. Fate ascoltare 'Autumn in a heartless devil' ad un vostro amico, e poi chiedetegli di quotare la possibilità che si tratti di un disco italiano, ideato, prodotto, suonato e cantato in Italia da italiani. Se il vostro amico è particolarmente sveglio e furbo, arriverà al massimo ad un 20-25% di possibilità. Non di più. E' talmente "negra" questa musica, talmente impregnata dei classici, che non è possibile non rimanerne avvinti, destinandola all'Olimpo di tutti i tempi per le sacre tavole delle 7 note. Da lassù il buon vecchio Elwood Blues, insieme a Ray Charles, Cab Calloway e Percy Mayfield, tutti insieme sorridono compiaciuti. (Andrea Rossi)