FRANZ FERDINAND "The human fear"
(2025 )
Il ritorno dei Franz Ferdinand è indubbiamente degno di interesse. Da una parte perché impreziosito da ardue scelte nei contenuti delle liriche, dall’altra perché con questo album si presentano ancora a loro modo, ovvero con stile ed ironia tipicamente inglesi.
Sono lontani i tempi di ‘Take Me Out’, ma la band di Alex Kapranos è tornata dimostrando di avere ancora molte frecce infuocate da scoccare, senza rinunciare a quei suoni che l’hanno resa particolarmente intrigante tra le schiere delle proposte indie degli ultimi vent’anni. A partire dal basso Rickenbacker di Bob Hardy, che assieme alla new entry Audrey Tait alla batteria, confermano una vera e propria identità ritmica della band di Glasgow.
Un esempio per descrivere uno degli aspetti di una band che si è resa distinguibile fin dalla nascita grazie ad una serie di componenti che definirei tranquillamente artistiche, perché non banali e legate principalmente alle passioni e all’amicizia tra i singoli musicisti.
Inoltre, sono convinto che queste passioni siano il vero legame che unisce la band e caratterizzino l’estetica della sua musica, che parte senz’altro dal punk, ma che ha saputo gradualmente inserire anche altro. Per esempio il pop, la dance e persino l’arte dell’avanguardia russa e dell’est europeo, grandi interessi di Alex Kapranos (voce e chitarra), individuabili nelle grafiche delle copertine.
Non è comunque mia intenzione affermare che ‘The Human Fear’ sia un disco scontato, anzi. Pur riproponendo una formula d’approccio ritmico già sperimentata e di successo, i Franz Ferdinand invitano in questo modo, sicuramente coinvolgente e brillante, a far proprie tematiche importanti come la paura, filo conduttore dell’album evidente fin dal titolo.
Nessuno sforzo quindi nell’immaginare come questi messaggi arrivino alla gente veicolati proprio grazie ai particolari suoni easy rock della band. Sono altrettanto sicuro che, mentre sto scrivendo, in qualche rock club si stia ballando con la trascinante ‘Build It Up’. Mentre da qualche altra parte, magari in qualche pub di Glasgow, i clienti cercano di smaltire maldestramente la birra al ritmo di ‘Cats’.
In fin dei conti, secondo i Franz Ferdinand, sono proprio questi i momenti dove le persone possono sentirsi vive, cercando di far fronte ognuno alle proprie paure trovando assieme ai loro simili le forze per affrontarle. Un modo per resistere in un mondo che vorrebbe relegare l’essere umano ad una sorta di zombie. (Mauro Furlan)