SAAGARA  "Saagara 3"
   (2024 )

Per curiosità, ho spulciato una discussione su Reddit attorno alla musica carnatica. È un argomento rovente: c'è chi dice che sia musica esclusivamente religiosa e devozionale, e per questo non vada toccata da “turisti” che la usano per altre fedi; altri specificano che “carnatica” è semplicemente la definizione generale della musica classica dell'India meridionale, e quindi può comprendere anche generi laici, ben disposti a giocare col resto del mondo. Sarei curioso di vedere la reazione di questi internauti di fronte a “3”, il terzo disco dei Saagara.

Il progetto Saagara è formato dal polistrumentista e musicista elettronico polacco Wacław Zimpel e da tre musicisti indiani: i due percussionisti indiani Giridhar Udupa e K Raja, rispettivamente al ghatam e alla khanjira, e il violinista Mysore N. Karthik. Questa musica è strumentale, dunque non dovrebbe rappresentare un cruccio per i puristi della musica carnatica, nonostante il forte intervento elettronico di Zimpel: il dialogo interculturale è tra gli strumenti, non fra testi sacri e profani.

Zimpel definisce questo “3” un disco di folk interstellare, ed esce per la Glitterbeat Records, nello specifico nella collana “tak:til”, che segue una precisa filosofia, cioè quella di creare musica del “quarto mondo”, dove la linea tra i cosiddetti futuristi e i cosiddetti tradizionalisti sfuma. Abbiamo incontrato altre volte artisti di questa collana, andando in Scozia con Bríghde Chaimbeul (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10115) e in Corea con Park Jiha (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=5953). In questo caso, i suoni tradizionali indiani incontrano il futurismo polacco.

Grazie al plugin “Humanizer”, Zimpel mette in sequenza sia suoni naturali che elettronici, e può variare dagli uni agli altri in modo tale che si fondono in maniera indistinguibile, come un unico organismo. Infatti in “God of Bangalore”, violino e percussioni incontrano gli algidi suoni elettronici, tra bassi pulsanti e lead synth dai toni brillanti, e la cosa trascende in “Sunbeam Spirits”, con una melodia sintetica che incanta. L'intenzione di ipnotizzare si fa palese in “The Rite of Rain”, in cui compare un sassofono a indicare la via del flusso di impulsi incrociati.

Il viaggio continua tra fiati e una fitta tessitura percussiva, mentre il suono elettronico stavolta sembra davvero umanoide, in “Northern wind brings redemption”. “Where is that blossom” disorienta perché il violino, che glissa con un'espressività tutta orientale, si incastra su un loop costruito quasi con un'intenzione blues. Infine in “Earth, Water and Holy Groove”, l'attenzione viene catturata da un suono di organo processato, che dialoga con le calde percussioni e crea l'attesa per il climax della voce, impegnata in acuti lancinanti che sfiorano l'urlo, sforzando la glottide di chi canta. Inutile fare analisi razionali, qua il senso critico si perde e ci si lascia andare per forza!

Dunque, se volete fare un viaggio nella world contemporanea, con la concezione che da sempre connota positivamente i lavori della Glitterbeat Records, i Saagara vi garantiscono l'ingresso in questo quarto mondo metafisico, dove Polonia e India sono confinanti e comunicanti! (Gilberto Ongaro)