SECKOU KEITA  "Homeland - Chapter 1"
   (2024 )

A mio avviso ci sono quattro tracce fondamentali in questo disco, e sono la prima, ''Bienvenue'', la quinta, ''Reflections'', l’ottava, ''Deportation Blues'' e l’ultima, ''Kibaro''. L’intro, l’intermezzo, la riflessione e il finale.

Tracce che lasciano il segno, che feriscono (''Deportation Blues''), e che chiudono un disco che non lascia indifferenti. ''Deportation Blues'' vale da solo il prezzo dell’album, fosse solo per la purezza della voce narrante, nel Comunicato Stampa ci sono tutte le info, ma è impossibile capire chi tra le varie collaborazioni ci racconta la propria esperienza di vita, non semplice. 2 minuti e 15 secondi che diventano un film nella mente.

Chiamato anche il Jimi Hendrix del Kora (uno strumento musicale nato nel 13esimo secolo nel West Africa e costituito da 22 o 21 corde, a seconda della parte dell’Africa in cui vi troviate), Seckou Keita racconta la sua storia e la sua terra, o meglio le sue due terre: quella d’adozione, l’Inghilterra, e quella natia il Senegal, anche se mi vien da scrivere l’Africa tutta.

Belli i suoni, belli i cori, le voci narranti, un disco suonato benissimo e coinvolgente. Come dicevo, quattro sono le tracce da tenere nel cuore, ma anche altre non sono da meno.

Generalmente la musica del continente Africano, pur influenzata da quella internazionale, risulta a noi occidentali pesante, di difficile ascolto. E questo lo dico per esperienza personale, viaggio in Africa dal 2001 e ho lavorato in più di dieci radio sparse tra Kenya, Guinea Bissau, Sudan, Sud-Sudan, Nigeria, Uganda, e ho sempre trovato difficoltà ad ascoltare la musica locale, vuoi perché troppo pesante, troppo Rap, troppo Gumbè, insomma tutto troppo, e dopo una decina di giorni desideravo pause di POP.

Con questo disco invece non mi sta succedendo, è infatti il giusto bilanciamento tra musica impegnata, Hip Hop, Afro-pop e Urban, con suoni che catturano e ti portano a metà tra un bar a Londra e all’ombra di un Baobab.

Un disco sorprendente. E visto che sembra essere il primo capitolo di una serie, aspettiamo con impazienza il secondo, il terzo…

Dimenticavo nel disco c’è lo zampino di un tale Youssou N’Dour. (Marco Camozzi)