MACHTELINCKX-GOUBAND-LEROUX-RASTEN "Porous structures II"
(2024 )
Seguito del primo lavoro pubblicato nel 2019, il secondo capitolo di Porous Structures vede Ruben Machtelinckx, Fredrik Rasten, Fredick Leroux e Toma Goudband alle prese con la difficile e appassionata creazione di un suono fragile, minimalista e al tempo stesso arioso e polifonico che è attraversato da una sottile ma al tempo stesso inquietante tensione.
Porous Structures è un lavoro intricato ed enigmatico. Il primo capitolo, premiato con il prestigioso award come Best Belgian Jazz Album, aveva lasciato il discorso che aveva aperto sospeso e splendidamente attorcigliato su sé stesso. Questo quartetto riparte là dove quello si era fermato: a cambiare sono due dei quattro elementi che avevano dato vita al precedente lavoro, vale a dire Fredrik Rasten e Frederick Leroux, entrambi alle chitarre acustiche, mentre confermato accanto all’acustica di Ruben Machtelinckx è Toma Gouband alle percussioni.
Tutto ciò che un classico ensemble potrebbe fare è rovesciato e decostruito dal quartetto: le tre chitarre si muovono liberamente nello spazio frammentario e altrettanto anarcoide realizzato dalle strutture ritmiche delle percussioni, talvolta zoppicanti, altre volte solidamente intarsiate nelle ossessive linee che creano. Il belga Machtelinckx governa più di tutti la struttura, lucidamente e silenziosamente, senza essere mai il vero e proprio conduttore dell’opera. La sua personalità emerge qua e là, ma per la maggior parte del tempo contribuisce a fondersi con quelle altrettanto forti e ispirate dei suoi compagni di viaggio.
Composizioni aperte e potenzialmente senza fine, quelle che Porous Structures II contiene sono viaggi nelle armonie e nelle melodie possibili e in quelle che, pur esistenti in potenza, sembrano non riuscire mai del tutto a cucirsi e a prendere forma. Suoni fragili, precari e ammalianti si inseguono e si corteggiano in mezzo a una microtonalità di sottili e quasi imperscrutabili variazioni. Il lavoro esiste in questa dimensione di leggerezza eterea e di instancabile flusso, quasi intoccabile e ineffabile nella sua stessa essenza, e sembra quasi levitare piuttosto che prendere una forma definitiva e sostanziale, ed è questo il suo punto di forza più incredibile. Sorprende altresì il fatto che questa fosse la prima volta che i quattro suonavano insieme. Complessa e profonda senza essere mai troppo criptica, l’opera vive in un mondo tutto suo, uno strano universo dove leggerezza e monumentalità si sfidano e dialogano senza che una dimensione prevalga mai sull’altra.
(Samuele Conficoni)