TEARS FOR FEARS "Songs for a nervous planet"
(2024 )
Un tempo il disco live era una specie di punto di arrivo di qualsiasi band: foto di copertina rigorosamente sfocata e sudata, urla della gente, una autocelebrazione che permetteva di dire a tutto il mondo anvedi quanto siamo bravi. Soprattutto negli anni '80, quando tante band erano accusate di essere solo roba da studio, e quindi il live era il compito in classe. Anzi, in 'sto caso, fuori dalla classe.
Poi le cose sono cambiate: il mondo della discografia è tutta un'altra faccenda, esistono i dvd, gli streaming, e proprio quando la dimensione concertistica è diventata fondamentale per i conti correnti degli artisti, ecco che l'album live ha perso la sua importanza. Se non quella di essere un qualcosa di più di una raccolta, la millesima, la milionesima.
I TFF di raccolte se ne sono viste stampare a decine, spesso non autorizzate o semplicemente utilizzate come tappi nelle lunghe soste discografiche. E per questo il live assume maggiore curiosità, anche per mettere un fermino in una carriera spezzettata e forse mai apprezzata al giusto.
18 brani, che per forza vanno ad attingere tanto dal "Tipping point" del 2022 (6), che bypassa quasi del tutto la parte "solista" di Orzabal dei '90s (la sola "Break it down again") e che, del passato radioso, si butta solamente sui singoli: l'unica "Suffer the children", di fatto prima uscita discografica in assoluto, va oltre il concetto del greatest hits.
Insomma: ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa di più bilanciato (dai, "Advice for the young at heart" sacrificata per una "Long long time"?), ma è anche vero che questi saranno in giro da quattro decadi, ma per una cosa o per l'altra non è che ci sia poi tanto materiale su cui fare studi.
Ah, gli inediti: 4, tutti più o meno nel solco delle cose più recenti, ovvero senza infamia e senza lode, grande maestria ma tocco magico un po' impolverato.
Quindi, che fare di queste 22 tracce? Ascoltarle eccome, ricordandoci cosa sono stati, cosa ad un certo punto hanno deciso di non essere più, e cosa potrebbero essere ancora adesso. E magari riascoltarsi pure loro, cercando di capire che se la stessa "The tipping point", quando uscì, fu accolta con lacrime - non di paura ma di commozione - e il resto dell'album un po' skippato, ecco... il problema è che alla gente piace anche l'energia, e non solo l'atmosfera.
Di tempo ce ne è ancora, comunque, anche solo per spiegare alle nuove leve che le vecchie glorie, tante volte, prendono quelle nuove e se le incartano per buttarle nell'indifferenziato. (Enrico Faggiano)