SAMU L  "Primordiale"
   (2024 )

Aspettavo questo momento: un rapper che racconta una vita normale, dal punto di vista economico. Né che dica di venire dalla strada, né che ostenti ricchezza sfrenata da gangsta. Anzi, forse per la sua storia personale, la normalità è proprio una conquista.

L'EP d'esordio di Samu L si intitola “Primordiale”, e in sei brani ci parla della sua storia, della sua rabbia, che però non deriva da quello che pensate. Infatti in “Nuvole”, ci dice subito: “Io non vengo dalla strada solita / sono nato nel quartiere / quello classico tabacchi e panettiere”. La canzone ricorda i vicini di casa, e descrive l'apparente felicità, che nasconde lati oscuri: “Sopra le nuvole ho visto un sole di plastica d'estate / un cielo denso di stelle controllate / un'emozione che passa mentre guardo il futuro / e ho mille deja-vu”. Non paventa neppure una presunta fama, solita strategia di marketing che fanno in molti (fake it until you make it): “Il successo è di qualcun altro”.

L'EP è aperto dalla titletrack, che in un minuto e mezzo corre e parla di rabbia, ma per il momento ancora non si sa per cosa: “Odio se gli anziani mi trattano da bambino (…) odio quando sono pronti a giudicare”. Passando al terzo brano, arriva un indizio. “Stonewall”, scritta in collaborazione con Hellsy, omaggia i moti del '69 di Stonewall, iniziati da uno scontro con la polizia a fine giugno, e sono il motivo per il quale giugno è considerato mese del Pride. “Voglio essere potente come i moti di Stonewall / ho visto troppe prepotenze dietro i moti di un corpo”. Hellsy nelle sue barre attacca le terf. Per chi non sa chi siano, cercate cosa dice la scrittrice J. K. Rowling a proposito dei trans e avrete la risposta!

Un pianoforte dalle note dolci struttura il beat di “Lasciali parlare”. Qui le parole iniziano ad essere più esplicite: “E parlano di me e parlano di te, perché la gente parla parla perché piace il dramma (…) siamo un prodotto commerciale pronto alla condanna (…) la gente marcia sui diritti non per i diritti (…) in un Paese dove donna è donna solo se è una mamma (…) qui sei il benvenuto se non ti ribelli e non respiri”. Tutte le ha dette, tutte. Ma con “prodotto commerciale”, al primo colpo ho pensato si riferisse alla musica. Invece in una seconda riflessione, credo si riferisca al rischio che corre spesso il movimento LGBTQIA+, sfruttato dalle aziende come adesivo per farsi belli e inclusivi. Il che però, se si vuole essere intellettualmente onesti, non dovrebbe sminuire la causa. C'è sempre chi cavalca l'onda e ci vuole lucrare: non significa che l'onda sia sbagliata. Qui mi fermo, perché rischierei di scrivere dieci pagine di parentesi, tonde quadre e graffe.

Salto il penultimo brano (il più importante) per andare all'ultimo pezzo: “Riga dritto”. Su una base leggermente più trap (mentre il resto dell'EP è abbastanza old school), Samu L racconta una seduta di psicoterapia, con una certa leggerezza: “Senti la tua testa che fa bobobobobo”...

Torniamo indietro ed eccoci a “Resistiamo”, dal flow con la voce lirica. Come De André cantava “Princesa”, dove Fernandinho si sente Fernanda, qui Samu L ci rivela il suo percorso di transizione: “C'era una volta una ragazza come tante (…) sentiva di essere un uomo, ma ogni volta era difficile capire quell'immagine distorta (…) non smetterò di essere me stesso / anche se sono un uomo trans con la divisa addosso (…) e se provate a cancellarci tanto resistiamo”.

Ecco la conquista della normalità. Samu L scrive la sua storia in maniera schietta ma mai provocatoria, senza ribadire la propria “diversità” in maniera antagonista, come si faceva (si era costretti a fare) fino a pochi anni fa. Nessuna battutina glam, nessun vittimismo, anzi al contrario, la consapevolezza che questa parola “diversità” sia alquanto obsoleta oggi. Almeno, nella mia testa lo è. Lo so che in Italia c'è un movimento in retromarcia, che reazionario è dire poco, e la lotta deve continuare. Ma ascoltando Samu L, almeno possiamo far finta di essere intelligenti, normalizzando e avvicinando il futuro nel presente. (Gilberto Ongaro)