UDAL CUAIN "No one falls like a God"
(2024 )
La band Udal Cuain inizia a prendere forma nel 2018, a Firenze, dove i suoi membri cominciano a lavorare sui primi brani. Tre musicisti di grande esperienza: Alessio Parretti, voce, tastiera e pianoforte, che ha già militato in band come Dark Age e Jaws of Fate; Matteo Meucci, al basso e alla chitarra, ex membro dei Coram Lethe; e Luciano Romano, anch'egli chitarrista, proveniente dalle stesse esperienze di Dark Age e Jaws of Fate.
Il nome della band, che in gaelico scozzese significa “trovarsi in balia della forza dell’oceano”, evoca immagini potenti e suggestive, richiamando la forza primordiale della vastità delle acque marine che, proprio come la loro musica, può essere travolgente, imprevedibile.
Nonostante il loro suono principale sia radicato nel metal, il gruppo si distingue per l'integrazione di una vasta gamma di influenze che spaziano dalla musica classica all'elettronica, alla potenza ed all'epicità del progressive metal con atmosfere cupe e affascinanti, creando un sound unico nel suo genere. Questo approccio eclettico arricchisce le loro composizioni, dando vita a un'esperienza sonora complessa e dinamica.
Il suono degli Udal Cuain si distingue per i contrasti, passando da momenti di intensa aggressività metal a passaggi più eterei e atmosferici, influenzati dagli arrangiamenti orchestrali e dalle tastiere elettroniche. Questa fusione di generi permette alla band di costruire un'identità musicale originale, capace di trasportare l'ascoltatore in mondi sonori vasti e avvolgenti.
Gli Udal Cuain sono ispirati da band seminali come Crimson Glory, Savatage, e dal miglior metal degli anni '80 e '90, collocandosi nel panorama musicale con uno stile che mescola tradizione e innovazione. Tuttavia, a corrompere questo cuore metal classico è l'atmosfera oscura e vampiresca che richiama i primi Cradle of Filth, con il loro gusto per l'estetica gotica ed un sound più inquietante. Proprio da questa commistione di influenze nasce il loro approccio originale alla composizione.
“No one falls like a God” è il brano dal quale prende il nome il loro ultimo lavoro; ed ecco che, in un universo dove tutto è destinato a finire, la caduta di un Dio rappresenta il culmine di un dramma cosmico. Anche l'entità più potente, colui che ha plasmato mondi e destini, non è immune al decadimento, e la sua rovina diventa l'evento più straordinario e terribile mai concepito. Per gli uomini mortali, che per natura sono spettatori del tempo e della fine, assistere alla caduta di una divinità è un'esperienza ambivalente, sospesa tra lo stupore e il terrore.
E così, gli Udal Cuain hanno saputo fare la traduzione in musica della caduta di un Dio; un climax sonoro epico e maestoso seguito da un finale inesorabile che non lascia spazio alla vittoria, ma solo alla rivelazione di una bellezza oscura e decadente.
Da ascoltare? No! Fatevi travolgere. (Tatiana Lucarini)