EMPIRIC "The seven laws"
(2024 )
Un album che spacca, lo senti già dalle prime note. Personalità, decisione, da vendere. Cori da corsari del metal che ti riempiono le cuffie senza necessariamente toccare tonalità farinelliane.
Sto scrivendo del secondo album degli Empiric intitolato "The Seven Laws", ispirato dal libro "Le sette leggi spirituali" di Deepak Chopra, medico e scrittore indiano, autore new age di ben 75 bestseller.
Già ''There’s more power'' ti spacca per le chitarre Wylde-iane e cori pirateschi, mentre ''With your desires'' spiazza per una prima strofa in levare, pulita, cui segue ormai quella che è la caratteristica suddetta dei cori ai ritornelli, davvero coinvolgenti, mentre la batteria trascina via tutti. Stupisce qui davvero il tempo in levare, una vera sorpresa.
''Don’t stop it'' ha queste chitarrone classicamente distorte, che rifanno l’orecchio al mitico Rob Zombie, ritornello coinvolgente e cantabilissimo che fa l’eco, per certi versi, ai suoni del primo periodo Disturbed. Alla voce troviamo Jp, contemporaneamente cantante e produttore, insieme al bassista Luis Mariutti (Shaman, Angra) ed al batterista Chus Gancedo. Non mancano collaborazioni speciali come Sascha Paeth (Avantasia), Doug Scarratt (Saxon), Chris Caffery (Savatage, Trans Siberian Orchestra, Metalium), il vincitore del Grammy Award ed il produttore Tonio Ruiz (Coda), così come Marcelo Véliz e Gustavo Escobar (Ricky Martin).
Il mixaggio e il mastering sono stati eseguiti dal leggendario produttore Fredrik Nordström (Dream Evil, Hammerfall...) presso il suo rinomato Studio Fredman a Göteborg, in Svezia. Fantastico, proseguendo l’ascolto, l’intermezzo funky in ''Karma'', come il riff quasi trash tradizionale in ''Don’t forget'', a riprova che questo album rock, ascoltabilissimo e neanche troppo sui generis, incorpora qua e là elementi di stili e generi diversi che fanno capolino in maniera a volte timida a volte più decisa, tutti uniti dal moniker EMPIRIC, dal risultato davvero particolare.
Mi piace specificare che la voce, e l’armonizzazione delle voci nei cori dei ritornelli (in stile che dire ''piratesco'' è l’unico modo che ho per rendere l’idea), è la costante che più ha dato una caratterizzazione al disco, al di là delle collaborazioni. (Johan De Pergy)