UMAN "Âme sœur"
(2024 )
Ve le ricordate le compilation new age, molto in voga tra gli anni '90 e '00? Suoni eterei, suggestioni world e il desiderio di meditare? Ecco, gli Uman ci riportano lì, con la loro musica soffice. Sesto lavoro per il duo francese, “Âme sœur” (uscito per Utopique Records) è un rilassante viaggio di quattordici tracce, un album perfetto da ascoltare in camera, con luci soffuse e tende di velluto.
Un'elettronica melliflua accompagna i brani, dove Didier e Danielle Jean, assieme a Daniel Beaussier, Franck Erny e Alain Teilhet, ci cullano con sintetizzatori, basso, fischiettii (in “Yesterday today eternally”), clarinetto, sassofono, flauto, oboe, chitarra e percussioni, assieme ai backing vocals di Nathalie Ache, Hélènne Bonhomme e Lorraine Goldenstein. “There's bliss in the wind” ci trasporta nelle zone lounge, mentre in “Sisterhood” il clarinetto è suonato come fosse un vocalizzo cantato. Più o meno c'è serenità diffusa, tranne che in “Man down”, dove la voce di Danielle riesce a donarci un'interpretazione sofferta e toccante.
C'è una interessante coincidenza. Quest'anno, il tedesco Pablo Diserens, attivo nel campo dei field recordings, ha pubblicato un disco realizzato integralmente con versi di rane, di cui ho parlato qui: http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10962. Tra i tipi di anfibi, c'erano anche i cosiddetti “rospi ostetrici”, che non fanno “cra cra”: emettono un curioso acuto, che assomiglia a un impulso elettronico. Ebbene, gli Uman in “Alytes Toad's Song” hanno campionato quel verso acuto, e lo hanno usato per intonare una melodia! Interessante, come Diserens e gli Uman abbiano avuto la stessa ispirazione, nello stesso periodo di tempo.
I brani si susseguono abbastanza simili, ma qualcuno potrebbe trovare inquietante “Oh que la vie est belle!”, dove siamo circondati da un carillon, risate e voci che in più lingue ripetono la stessa cosa: “Com'è bella la vita (...) oh what beautiful life is (...) la vie est belle”. Stessa cosa per “Wake up your shaman” e “Farewell the troubles”, dove la voce naturale è alternata a quella pitchata in alto (la voce “da Alvin”, per capirci, quella chipmunk). Ma può essere che l'estetica delle voci deformate, per altri invece sia fonte di rilassamento.
Per chi ama la musica di artisti come Sheila Chandra, o Claus Zundel (Sacred Spirit), gli Uman saranno una sicura fonte di soddisfazione. (Gilberto Ongaro)