ELLESMERE  "Stranger skies"
   (2024 )

Mani aperte e pronti ad applaudire il polistrumentista italiano Roberto Vitelli, artista che, da una decina d’anni, porta avanti con onore il progetto symphonic-prog degli Ellesmere, poiché alla fine dell’ascolto del quarto album “Stranger skies” l’applauso sarà scrosciante.

Oltre alla bella musica formulata nei 6 brani, glielo dobbiamo (peraltro) per non farci provare nostalgia per il grande sound dei Genesis. Infatti, nell’opera ritroviamo quelle sequenze orchestrali di grande effetto, senza risultare opulente e pretenziose. Magari, un paio di finali sono tirati un po’ per le lunghe senza che sia necessario ma, in certi casi, meglio “abundare quam deficere”, come dicevano i latini.

Rispetto al precedente “Weird” (del 2020), Roberto aggiunge la parte testuale ingaggiando il singer John Wilkinson, che si cala ottimamente nel ruolo, impressionando (talvolta) per la rassomiglianza timbrica con Phil Collins, e non è uno scherzo! Anzi, qua e là ho avuto il sospetto veniale che si celasse proprio l’ex Genesis sotto uno pseudonimo.

Fantasie sognanti a parte, credo che “Stranger skies” delizierà i timpani fini e i nostalgici del prog ‘70’s. Un album che spicca per sontuosità e maestria, complice l’ausilio di una platea di soci super-all’altezza della situazione, tra i quali il sassofonista David Jackson (chi non lo ricorda nei Van Der Graaf Generator?) e pure del flautista John Hackett, fratello del mitico Steve!

A fornir utili indizi allo stilismo dell’album, lo definirei un incrocio tra “Wind & Wuthering” dei Genesis e “Misplaced childhood” dei Marillion. Va precisato che trattasi di lavoro-concept e che testimonia due entità in contrapposizione: una più oscura e l’altra più illuminante, quest’ultima rappresentata dalle strabilianti due mini-suites finali, la titletrack e “Another world”, episodi che fanno sognare scenari immaginifici per impronta sonora ed incalzanti narrazioni, mentre le prime quattro “Northwards”, “Tundra”, “Crystallized” e “Arctica” sono distillati d’emozioni, tra mood altalenanti, orchestrazioni frementi, sax tenebrosi, sfarzi acustici e racconti trainanti.

Come un buon distillato, “Stranger skies” va centellinato a piccoli sorsi, per apprezzarne l’aroma di fondo: quello di un prog eccellente, filtrato dall’alambicco speciale degli Ellesmere. Alla fine della fiera, segnalo ai golosi del vinile che questo è disponibile color violetto in confezione gatefold (apribile). Quindi, doppia goduria! (Max Casali)