JOE SAL  "Out of the box"
   (2024 )

Fuori dalla scatola, esce “Out of the box”, il nuovo album del cantante e chitarrista Joe Sal. Disco visionario, contiene dodici canzoni che attingono da varie sfumature di rock, passando da hard, prog, alt, indie e con alcune singole digressioni, come lo swing di “She-cat”, dove troviamo come ospite al sassofono nientemeno che David Jackson dei Van Der Graaf Generator!

“I belong to the Sun” e “End of a friendship” sono brani energici dove spicca la voce, dallo stile codificato e riconoscibile, tra “uii” à la Eddie Vedder e qualche acuto che ricorda James LaBrie. Gli arpeggi acustici accompagnano la canzone antiguerra “No lies”, dove le progressioni del refrain non sono scontate. Con “Beautiful light” iniziamo ad ascoltare una particolarità che accompagna diverse canzoni di Joe Sal, cioè dei cromatismi fatti con la chitarra, che creano delle leggere tensioni nel corso dei brani. Anche se qui l'attenzione viene catturata dalla melodia cantata.

Cromatismi interessanti tornano nella suggestiva “Prayer to myself”, canzone senza batteria, per sola voce ed arpeggi, e poi anche in “A.i.a.”, brano elettrico dallo sviluppo inconsueto. Un'altra scelta interessante è l'utilizzo della scala lidia (con la quarta eccedente) nella melodia del ritornello di “Careful what you dream”, che ottiene un esito adrenalinico.

“Cold Sting” è il brano moderato, con un piccolo assolo di chitarra, e poi arriviamo alla preannunciata “She-cat”, brano con schiocchi di dita, da cantare col cappello sulle ventitré. “It's the rain” è un 6/8 con il mood di “Grace” di Jeff Buckley, e qui emerge un altro lato di Joe Sal, che poi si fa più esplicito dei due pezzi di chiusura “What I leave” e “Pester”: una scrittura che a tratti sembra da musical, per il suo approccio teatrale.

La melodia cantata in “What I leave”, canzone dedicata a Giovanni Falcone, è particolarmente ampia ed ariosa. “Pester” è l'ultima bomba, che con un crescendo dalla sonorità anni '90, viene a sorpresa conclusa dalle orchestre di tastiera, come la chiusura di un atto.

“Out of the box” è un disco fatto con l'urgenza espressiva e comunicativa di Joe Sal, che ci propone un rock variopinto e multiforme. (Gilberto Ongaro)