TANZ AKADEMIE  "Hullabaloo"
   (2024 )

Un adagio popolare recita che “Chi non ha coraggio non va in guerra”. Ebbene, in questo caso, la guerra è quella che devono combattere certe band, che osano addentrarsi in sentieri stilistici poco inflazionati

Deo gratias, c’è ancora qualcuno che ha voglia di distaccarsi dal solito polpettone musicale che regna oggi nel Belpaese. Infatti, viene da chiedersi: ma chi glielo fa fare al sestetto piemontese dei Tanz Akademie di mescolare post-punk, pop, goth, jazz.pop e molto altro, davanti all'attuale scenario melenso e ritrito che si ascolta oggi?

Attributi, signori... tanti e tosti attributi che rendono questi ragazzi molto fieri di uscire con l’album di debutto “Hullabaloo”: 11 brani (più il reprise sfizioso e cheto di “The house”) registrati in pochi giorni ma frutto di una maturazione lenta e sofferta negli anni.

Al centro del discorso generale c’è l’urlo, lo sfogo in tutte le sue sfaccettature, l'“Hullabaloo”, appunto. E non è detto che debba rappresentare sempre un fastidio: l’urlo può essere anche di gioia per qualcosa, per l’ottenimento di un risultato straordinario, per il vagito di un neonato, per urlare semplicemente un “Ti amo”, ed il tutto incastonato nella speranza, nell’anelito, nella rinascita.

Il prologo dei due singoli “The Vampire” e “The Ghost” son fresche pietanze in salsa mista che san far muovere glutei e destare sorrisi svagati, tra bizzarre trovate e riaccelerate improvvise, mentre in “Trst” e “Widows” i Tanz fan modulare chitarre Cure-iane e cori ossessivi in forma eclettica.

La disarmante variante valzerina viaggia nello spartito della strumentale “Geisterwalzer”, ed il sax forbito della splendida “Special town” ci fa volare nei ricordi dei Dexi’s Midnight Runners. Niente male il paesaggio che si vede dal treno insolito dei Tanz Akademie, eh? La schizoide “Lollipop” è utile per garantirci la loro folle scrittura, tesa a fecondare terreni assemblativi con concime fertile di ottima qualità.

La minimal-lullaby “The house” smuove acque placide e ristorative, per tornare a ri-agitarle (con misura) nei canali ombrosi e frenetici di una “Venice”, omaggiata con estrosa personalità. Fortuna che ai Tanz Akademie non manca il coraggio! I palati fini ringraziano. (Max Casali)