LE PIETRE DEI GIGANTI  "Prima che il fuoco avvolga ogni cosa – Live 2022-2023"
   (2024 )

Leggevo giusto qualche giorno fa, in un articolo del The Post, che i dischi dal vivo sono quasi scomparsi. Beh, facciamo leva su quel “quasi”, per parlare del disco live dei Le Pietre dei Giganti: “Prima che il fuoco avvolga ogni cosa – Live 2022-2023”, uscito per Overdub Rec.

La dimensione dal vivo è fondamentale per Le Pietre dei Giganti. Queste canzoni fanno parte degli album precedenti, e non subiscono grandissime variazioni strutturali; ma tolto alla cristallizzazione delle incisioni in studio, il loro stoner neo-psichedelico vede restituita la necessaria “secchezza” che richiede. Il suono di basso, spesso e volentieri distorto e in primo piano come in “Abissi”, è trascinante e dà il principale colore del gruppo. Chitarra dal sound scuro, tastiere, voce cavernosa e batteria lo circondano.

Oltre alle scelte compositive, anche le parole contribuiscono a creare un'atmosfera misteriosa. Ci sono costanti riferimenti all'esoterismo, all'alchimia e insomma al mondo sottile. “Foresta II (La bestia)” e “Foresta III (L'ultimo crepuscolo)”, già dai titoli suggeriscono certe entità. I testi confermano: “Le fauci lancian l'urlo della furia”, e si auspica un grande cambiamento, “dopo il secolo di nichilismo”, il Novecento.

“Veti e culti” è particolarmente suggestiva, per le sue serpeggianti modulazioni armoniche. Ed è centrale nella ricerca spirituale proposta dalla band. Dichiara la ricerca di equilibro, perché il “demonio della psiche” è indispensabile, e bisogna mediare tra chi pone veti, cioè la razionalità e l'ordine che non vogliono sentirne parlare, e tra chi invece vuole il caos e questo demonio lo venera, senza domarlo, anzi lasciandosi condizionare.

Tanta stima, quando una band omaggia un'altra. Le Pietre Giganti citano i Sula Ventrebianco, cantando una loro strofa, prima della propria “Canzone del Sole”, che prima che ci pensiate, no, non è quella di Battisti – Mogol. Infatti, nel brano si affrettano ad urlare: “Suona la canzone del sole, non quella, non quella (...) LA CANZONE DEL SOLEEEEH”! È evidente che anche il sole è evocato quale elemento archetipico. Tra l'altro, scusate l'off topic, ma ho sempre pensato che in realtà anche Mogol, tramite Battisti, abbia voluto diffondere concetti alchemici. Pensateci: abbiamo il fuoco (“La canzone del sole”), l'acqua (“Acqua azzurra acqua chiara”), la terra (“La canzone della terra”), e l'aria (“Vento nel vento”). Mogol esoterista???

Lasciando da parte il mio cazzeggio intellettuale, Le Pietre dei Giganti predicono un futuro che è un ritorno al passato e, se ho colto, al sacro femminino. “Ohm” inizia così: “Ritornerà evitica l'umanità, sola a metà e arriverà archetipo di realtà”. “Evitica” è l'aggettivo in contrapposizione a “adamitica”! “Polvere” (non quella, non quella di Ruggeri), è un affascinante lento che prevede anche momenti di pianissimo e silenzio; un brano meditativo che dimostra la capacità della band di non limitarsi a fare wall of noise e catarsi devastanti.

“Quando l'ultimo se ne andrà” è un blues che chiude il disco, dove la voce realizza un'interpretazione cocente, magistrale, così come il crescendo della band. Resta il mistero del significato del nome, che non penso sia riferito al manga “L'Attacco dei Giganti”; forse c'entrano di più i giganti greci, o quelli biblici. Ma la consistenza materica delle loro Pietre di canzoni, si sente! (Gilberto Ongaro)