SPLASHGIRL & ROBERT AIKI AUBREY LOWE  "More human"
   (2024 )

Mi è familiare, la posizione di Randal Dunn. Non sono un produttore come lui, ma mi capita spesso di osservare artisti che conosco di persona, e anche persone comuni che incontro, e cerco di far incontrare chi mi sembra affine. Ho realizzato concerti di cantautori che in seguito hanno continuato a collaborare. Involontariamente ho anche formato una coppia di amanti...

Randal Dunn ha lavorato per anni col trio norvegese Splashgirl da una parte, e con Lichens negli Stati Uniti dall'altra. Lichens al secolo si chiama Robert Aiki Aubrey Lowe. E ha pensato: facciamoli incontrare, potrebbe succedere qualcosa di buono. Perché? Perché gli Splashgirl suonano una sorta di ambient jazz, o meglio, creano ambientazioni in parte improvvisate, con sintetizzatori, pianoforte, contrabbasso, batteria ed elettronica. Lichens invece è un cantante e sound artist, che sopra atmosfere elettroniche dilatate, utilizza la sua voce in maniera trascendente, angelica, scavando ogni nota, grave o acuta che sia, fino a farla risuonare nelle ossa di chi ascolta.

In effetti, le due proposte artistiche si valorizzano a vicenda. Ecco così nascere “More Human”, che esce per la Hubro Records, firmato dagli Splashgirl e da Robert Aiki Aubrey Lowe, col suo nome esteso. Azzeccata la scelta della cover “Taphead”, dei Talk Talk dall'apice della loro ricerca, cioè dall'album “Spirit of Eden” del 1988, quando si aprivano a ciò che in seguito sarebbe stato definito post-rock. In effetti, l'approccio è quello. Ascoltando brani come “Leaner” e “Landfiller”, siamo immersi in avvolgenti coperte di suoni, sintetici ed acustici.

In “Afterlife like” ecco arrivare la voce di Lowe, che ben si innesta nell'ambiente ottenuto dagli Splashgirl. Tra le varie progressioni armoniche, chiudendo gli occhi puoi sentirti quasi sollevare da terra. “Enthropist” invece, chiudendo l'album, aumenta l'entropia degli elementi, tra rullate di timpani, e note in staccato e sforzate di contrabbasso, mentre i soundscapes continuano a circondare l'udito.

Una intuizione intelligente, questa collaborazione norvegese – statunitense di Dunn. Anche se la chiusura delle frontiere del 2021 ha costretto gli artisti a lavorare a distanza, non se ne sente nessun effetto collaterale. Un bel viaggio profondo. (Gilberto Ongaro)