FLUKTEN  "Flukten"
   (2024 )

Il quartetto norvegese Flukten torna con un album che porta il loro stesso nome. Uscito per Odin Records, il disco contiene in parte esecuzioni dal vivo, in parte in studio. Il free jazz, per sua natura, è quello più legato al momento presente. Per quello è utile ascoltare il quartetto sia quando è a contatto con un pubblico, sia quando si trova a registrare, in un ambiente asettico e controllato.

Il batterista Hans Hulbækmo spiega che è più interessato alle melodie, che agli accordi, e in effetti si sente: anche la chitarra, unico strumento armonico del quartetto (sassofono, chitarra, basso, batteria), tende a suonare melodie, al massimo bicordi, e raramente fa accordi. Abbiamo quindi tre linee melodiche che si incontrano con le percussioni. E anche la batteria, in un certo senso, è “melodica”.

Così mi aveva spiegato un batterista, anni fa: “La melodia di un batterista, è quando suona un tamburo o piatto alla volta, di fila; la sua armonia è quando li suona contemporaneamente”. Infatti, in più occasioni il batterista smette di fare dei ritmi, e procede a fare sequenze di timpano, ride, rullante, charlie ecc.

Non tutti i brani sono free free. “Omar's Theme” ha un tema portante, suonato come di consueto all'inizio e alla fine, mentre la fase centrale è destinata agli assoli. Il brano più coinvolgente è “Monica fra Svolvær”, dove la chitarra aggiunge un effetto al suono, rendendolo etereo e surreale, mentre batteria e basso corrono freneticamente. Si sentono degli “Uuuh!” di entusiasmo provenire dal pubblico. L'assolo di sassofono è allucinante, nel senso che la sassofonista sembra allucinata. Parte da una sequenza cromatica di note ravvicinate, e gradualmente aggiunge una nota più alta o più bassa, fermandosi poi insistentemente su quelle note centrali da cui era partita. Più che una melodia improvvisata, sembra un discorso delirante, un crescendo di inquietudine.

Quando arriva la chitarra ad accompagnarlo, con una seconda melodia più riconciliante, su scala maggiore, pure la sassofonista sembra “calmarsi”, nel senso che il suo assolo diventa tonale e amichevole. E poi, stabilita la nuova “amicizia”, chitarra e sax eseguono melodie all'unisono, quelle composte. È come aver raccontato una storia, seppure astratta. Il pubblico dal vivo percepisce tutto questo, e infatti alla fine esplode, tra applausi e urla.

Questi sono i Flukten, che nel free jazz non per forza arrivano al caos; propongono singoli dialoghi con gli strumenti, fino ad arrivare ad una conversazione interessante. (Gilberto Ongaro)