DOUBLE DEÜCE  "Warm ham in a foreign home"
   (2024 )

Cominciano ad essere frequenti i casi di bands che si riaccendono dopo un ventennio. Dopo aver riscontrato, ultimamente, i graditi ritorni di Karma, Estra ed Human Zoo, stavolta tocca ai due fratelli Angela Carlucci e Tony Goodshank far riecheggiare il nome dei Double Deüce con gli 11 brani di “Warm ham in a foreign home”, un palinsesto anti-folk che mette in rilievo umori dediti a canti spassionati, leggeri, tendenti a stemperare la tensione che, principalmente, vige in quest’epoca.

Ma il rilievo più interessante del disco è quanto sia difficile entrare completamente nel cosmo dei Double Deüce, sempre pronti a farti cambiar idea ad ogni passaggio: ed il fatto che siano passati 19 anni dal precedente full-lenght, dimostra che la ruggine ideativa non li abbia minimamente intaccati. E poi si avverte (eccome!) che questi due si divertono alla grande.

Prendete episodi come “Pig Walnut”, “New dutch folk” o la stessa titletrack, e traccerete una precisa idea che la musica va suonata sì col talento, ma che senza gioia nello stomaco non si andrebbe lontano.

Invece, come s’inquadra la bizzarra “Song for voting”? Un po' Pavement, una spruzzata di Moldy Peaches ed il piatto è servito, mentre “Snap Backwards” è la frizzante variabile hip-hop; e poi è il vigore acustico che i ragazzi mettono in atto nelle lodevoli “Mr. Holland’s wine”, “That’s our Thing”, “Theory of realativity” e “Bennigan’s Christmas” che solca la pelle con minimalità disarmante.

Nella già citata “Song for voting” esce fuori tutta l’anima a stelle e strisce del duo, con relativo falsetto che delizia i lobi a iosa. La classicheggiante “The spotter” serra poi i giochi di “Warm ham in a foreign home”, opera gustosa e scintillante di semplicità, capace di esorcizzare l’usura del tempo che passa, mantenendo intatta l’enorme personalità di Angela e Tony. (Max Casali)