STHLM SVAGA  "Plays Carter, plays Mitchell, plays Shepp"
   (2024 )

Quatti quatti camminare in punta di piedi, parlando sottovoce, per non svegliare il vicino. Questa è l'intenzione della STHLM Svaga, il cui nome si potrebbe tradurre con “Stoccolma debole”. Il settetto svedese suona programmaticamente piano, arrivando senza far rumore, come i paracadutisti della copertina dell'album “Plays Carter, Plays Mitchell, Plays Shepp”, uscito per Thanatosis Produktion.

L'album si apre con una versione sussurrata di “Jupiter” di Coltrane, dove il sassofono suona talmente piano, che i suoni sono disturbati dal rumore dei bottoni dello strumento. Anche in “Winter Rhapsody” di Per-Henrik Wallin succede la stessa cosa: il brano permetterebbe al pianista di lanciarsi in virtuosismi roboanti, ma lui opta per un monologo gentile. Ma la cosa più interessante, che dà il titolo all'album, sono i tre brani commissionati, chiesti dal gruppo ad autori jazz contemporanei.

Per loro, Ron Carter ha composto “Desert Lament”, dove la voce femminile canta flebilmente una melodia seguita dalla tromba, mentre Roscoe Mitchell scrive “Never sound more!”, aperta da un rapidissimo trillare sul bordo del ride della batteria, raggiunto dallo strofinio balbettante di una corda del contrabbasso. I tre fiati fanno capolino un po' alla volta, assieme alla voce e ad accordi di pianoforte. La composizione prevede diverse dissonanze, ma quel che continua a restare al centro dell'attenzione è la dinamica, sempre bassa.

Archie Shepp li costringe ad aumentare perlomeno il groove, il tiro, con la sua suite “Die Rechnung – Chrystal Stairs – Blues – U-Jama”, che nella prima parte prevede un walking bass e un classico ritmo swing; però non si sganciano, dall'intenzione di suonare soft. “Chrystal Stairs” ha echi di Monk, mentre il “Blues” è semplicemente un blues. “U-Jama” prevede la voce intonare degli acuti in falsetto, all'unisono con la tromba, dando un effetto tanto straniante quanto malinconico. E poi via di assoli in swing.

Forse questa scelta può anche essere educativa: di sicuro, per ascoltarli dal vivo, bisogna fare assoluto silenzio, senza chiacchierare, e questo è un toccasana per le capacità cognitive degli ascoltatori, sempre sovrastimolati e spinti a parlare anche per niente! (Gilberto Ongaro)