SETAK  "Assamanù"
   (2024 )

Nel caso non si conosca l'artista in questione (Setak, nome d'arte di Nicola Pomponi) e si osservi l'artwork di copertina di questo "Assamanù", si potrebbe pensare al disco di un percussionista indiano o di un gruppo etnico dell'Africa nera. In realtà il nostro cantautore è abruzzese ed il suo percorso si è snodato attraverso una trilogia in cui questo lavoro va a completare l'opera.

I precedenti "Blusanza" ed "Alestalè" raccontavano temi esistenziali inerenti rispettivamente ad infanzia ed adolescenza. Ora il focus è centrato sulla maturità.

L'originalità di Setak sta nel proporre una musica tendenzialmente fondata su radici etniche e folk attualizzate in veste soft rock. Occorre dire che, oltre a cantare ed essere autore di pressoché tutti i testi e/o le musiche, coadiuvato da ottimi collaboratori musicisti, il nostro è anche un valente chitarrista con una tecnica decisa e raffinata.

Ho visto in rete un video live in cui interpreta "A Jealous Guy" di John Lennon (passata poi alla storia soprattutto nella versione dei Roxy Music di Brian Ferry) e devo dire che accenta molto bene sulle corde.

Altra peculiarità di Setak è il cantare prevalentemente in dialetto abruzzese. Ecco quindi che entriamo in una dimensione ancestrale, e l'India o le pianure africane non sono più così distanti perché è attingendo alla tradizione ed alla sapienza del passato delle genti che abitano queste terre straordinarie (e l'Abruzzo lo è indubbiamente...) che si può comprendere ed affrontare meglio il presente ed il futuro.

Questo aspetto per così dire epico si percepisce in brani come: "Di chj ssi lu fije?" e "Assamanù" (che significa "in questa maniera"), rispettivamente quarta e sesta traccia in scaletta. Gli arrangiamenti hanno un impianto armonico mai invasivo e sono pervasi principalmente da chitarre trattate e varie percussioni fra cui anche Tabla e Djembé...(appunto...!).

Anche il cantato non è mai sopra le righe, assumendo spesso un mood quasi "filtrato" come ad esempio in "Sono felice", ultima traccia del disco. A volte Setak mi ricorda Fossati, Finardi e pure De Andrè. Le tonalità a mio parere non sono molto variate, per cui la compattezza risultante degli undici brani va un poco a discapito della varietà cromatica. Da segnalare un cameo recitativo di Simone Cristicchi nel brano "Figli della storia".

La vera chicca che mi è risultata all'ascolto complessivo è la divertente "A 'mmé", dove si fonde il folk proveniente da Saltarello e Taranta con chitarre aggressive e distorte.

Lavoro ibrido ed interessante. Voto 7. (Roberto Celi)