ALESSANDRO BOSETTI & NEUE VOCALSOLISTEN  "Portraits de voix"
   (2024 )

Leggi quali musicisti ci sono, e trovi: soprano, mezzo soprano, baritono, basso, ritrattista. Trova l'intruso! Questa è la formazione dichiarata per il lavoro “Portraits de Voix”, uscito per Kohlhaas Records. Di che parliamo? In questo caso, il ritrattista non è da intendersi in senso letterale. Il “pittore sonoro” è il compositore Alessandro Bosetti, che ha deciso di realizzare un ritratto di voci, frammentando e ricomponendo le voci dei quattro cantanti, come in un quadro cubista.

Secondo Bosetti, la nostra voce è qualcos'altro, distaccato da noi stessi. “You and your voice are not the same thing”. In base a questa considerazione, prendere quattro voci dei Neue Vocalsolisten, coro d'avanguardia di Stuttgart, significa mischiare quattro anime, separate dai loro corpi, dalla loro identità, ed ottenere una creatura chimerica.

L'esecuzione è suddivisa in tracce chiamate “Portraitist” e “Portrait”, ordinate con numeri romani e talvolta con sottotitoli. Funziona così: prima arriva l'esposizione di frammenti parlati, nelle tracce “Portraitist”, e dopo seguono una o più tracce chiamate “Portrait”, dove quei frammenti parlati presentati prima, si sommano alla composizione in note.

I frammenti di parlato sono in italiano e inglese, ma comprendono anche risate e mugugni. La parte cantata è polifonica. Si alternano consonanze a dissonanze, vocalizzi moderni a melismi rinascimentali. I sottotitoli non hanno per forza senso compiuto: sono estratti dai frammenti parlati, come “A Milano”, “Porsche” o l'emblematico “Ulta si”.

Il pittore sonoro Bosetti si diverte anche a realizzare dei loop irrealistici ed esilaranti, come quelli di “Portrait IX”, sul quale vengono intonate le espressioni giovanili “No vabbè” e “Cioè nel senso che”! “Portrait X (Porsche)” è un altro collage divertente, dove protagonisti sono la voce del basso e le parole “Porsche” e “spray”.

Tra le frasi spezzate però, in “Portrait XI (Vita Morte)” ne compare una intera e bella pesa: “How can you not considerate this fake eternity that accompanies us?”. Questa frase compare sopra al canone cantato, che ripete “Vita Morte”. “Portrait XII (Tema Base)” si distacca dallo schema, ed è una polifonia solo cantata, carica di modulazioni creative. Le voci cantano pensieri attorno alla fine: “Poi ci sarebbe da parlare della morte”. Si alternano fasi omoritmiche, a canone cinquecentesco, quello che rende le parole inintelligibili. Però alla fine torna in italiano il concetto di prima, della “finta eternità che ci accompagna”. Evidentemente è il “tema base”.

Come concludere la recensione di questo collage raffinato e divertente? Ripetendo un motto di David Byrne: stop making sense! (Gilberto Ongaro)